Guariento Mario | L’EUCARISTIA NELL’ESPERIENZA MISTICA
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L’EUCARISTIA NELL’ESPERIENZA MISTICA

07 Set L’EUCARISTIA NELL’ESPERIENZA MISTICA

L’Eucaristia nell’esperienza mistica.

Questa intimità diventa necessariamente un rapporto personale fra l’individuo e il suo Dio: non è più limitato alla sola comunità.

« Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in Me e io in lui». E’ l’Eucarestia stessa a suggerire il senso della massima unione e intimità, è  l’immede­simarsi in Gesù da parte del credente. Si realizza così quell’esperienza che è la sponsalità. Qui veniamo introdotti mediante l’Eucaristia nell’esperienza mistica. La sponsalità pone in noi  delle esigenze, chiede delle condizioni  e ci fa dono.

Le esigenze che l’amore sponsale esige come intrinseca verità sono la totalità e la fedeltà. Ogni amore che voglia celebrare se stesso nella verità chiede di essere un amore senza limitazioni di tempo e di situazione. L’amore per essere vero chiede di essere se stesso sempre: dono di sé.

Le condizioni che l’amore per essere celebrato richiede sono prima di tutto il sapere dimenticare se stessi, poi ilcercare sempre ciò che piace all’altro, e infine essere come ti vuole l’altro, senza alterare la propria identità e autenticità. Pertanto l’essere come vuole l’altro è avere la capacità di incontrarlo là dove egli si trova.

La sponsalità  è anche un grembo pieno di vita, di gioia e di pace. Essa sa donare la fecondità, l’unità nella comunione, il superamento della solitudine e la continuità della vita fino alla sua pienezza.

Nel cap. 6 di Giovanni nonostante la forte reazione d’in­comprensione, Gesù continuò sino in fondo per rivelare l’ultimo profondo desiderio del suo cuore. Egli voleva che essi mangiassero la sua Carne, che bevessero il suo Sangue solo per­ché il suo cuore mirava a un’intimità ancora più inaudita. Qualcosa che sino ad allora non era mai stata suggerita in un discorso di amore: « Se mi mangerete, allora io potrò dimorare in voi, e voi in me ». Soprattutto in S. Giovanni gli esegeti trovano una continuazione della dottrina dell’Alleanza nell’uso della parola « di­morare ».

Nell’Apoca­lisse: « Ecco, sto alla porta e busso. Se qual­cuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con Me».

E’ un clima di intima comunione che contraddistingue l’Alleanza del nuovo Testamento e che trova la sua espressione più forte nel concetto biblico della mu­tua « conoscenza » d’amore. È una conoscenza dell’altro che fa parte dell’esperien­za intima di amore, risulta dalla comunione interpersonale nella quale si arriva quasi a toc­care il fondo dell’altro.

S. Giovanni cita espli­citamente ‑ come modello e sorgente di que­sta intima conoscenza d’amore ‑ l’unione e la fusione tra Padre e Figlio nella santissima Tri­nità, e non esita a paragonarla alla conoscenza amorosa che intercorre fra Gesù e il fedele che lo ama:

« Io conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono Me, come il Padre conosce Me e Io conosco il Padre ».

Già secoli prima il profeta Osea aveva pre­visto che la perfezione della nuova Alleanza sarebbe consistita nella mutua conoscenza in­teriore dell’amore. Per questo aveva voluto presentarla sotto la figura di un matrimonio, di un vero e proprio atto coniugale:

 « In quel giorno non mi chiamerai più padrone, ma… mio marito »

 Il termine « marito » dà un sussulto al cuore. Ma ciò che segue è ancora più profondo e forte: « Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, e ti fidanzerò con me nella fedeltà e  tu conoscerai il Signore ».

La sponsalità promessa troverà la sua perfezione ultima nelle, nozze con
l’Agnello, cioè nel legame perso­nale e interiore con Gesù, là dove si celebra la reciprocità. Nella Eucaristia questo rapporto reci­proco abitare‑insieme diventa esplicito non è solo un abitare « in mezzo a voi» ; adesso è un abi­tare, un dimorare « in voi, e voi in me ». Ma nella nuova Alleanza la mutua appartenen­za è già scontata in partenza: il buon
Pastore dà la vita per le sue pecore,  le compra a caro prezzo, quello del Suo Sangue. Considerando il rapporto che ne risulta, troviamo allora che la coabitazione è diventata inabitazione, e che ogni concetto di matrimonio è totalmente su­perato nell’interiorità del nuovo legame.

Ecco la verità ultima, ecco il segreto nascosto del suo amore, ecco dove vuol arrivare l’ardore di questo divino Amante: là dove nessun amore umano è mai potuto giun­gere…

Ormai ogni immagine di amore umano è scomparsa, eclissata. Solo un’intimità, solo un’unione, un’unità supera questa: « Come Tu Padre in me e io in Te ». Ecco dove approdia­mo, ecco il discorso che l’Eucaristia introduce:  mangiare Gesù è mangiare « l’albero della vi­ta » per diventare « come dei ». (Gen 3, 5). L’ardore del­l’ Amante divino svela a noi nella Eucaristia che  « la nostra vita di amore e di comunione deve incominciare subito, deve attuarsi in un banchetto che è sacrificio, cioè dono di sé e comunione di vita tra noi ».

Il banchetto pasquale  era precisamente questo: sacrificio e desiderio, simbolo almeno di comunione vi­tale con Dio. La Parola creò la Sposa, quella infedele, che doveva aspettare che il suo Sposo si incarnasse prima di essere capace del nuovo ed eterno matrimonio con Lui promesso dai profeti.

Lo Sposo sempre fedele non mancò alla sua Parola. Mandò la Parola stessa in persona di­vina ‑ il Figlio unigenito ‑ per compiere tutto ciò che aveva promesso: salvarla e unirla a Sé per sempre. Per noi, per me Egli continua a compiere questo ogni giorno nella Eucaristia.

  • Ogni giorno l’Eucaristia rinnova questo disegno d’amore.
  • Ogni giorno nell’Eucaristia Egli crea la sua Sposa e la stringe a Sé.
  • È Lui stesso ora la Paroladi Dio vivente in carne umana.
  • Si presenta a lei non più con parole di sal­vezza, ma dall’alto della croce come il Figlio di Dio che dà la vita per lei e che testimonia con la morte la realtà del suo amore per lei.

Ogni volta che celebriamo Egli ci propone l’Alleanza, ci propone il matrimonio eterno con Lui.

Ogni volta Egli attende la nostra risposta di fede nel Sangue dell’Alleanza, la nostra accettazione, il nostro « sì » al suo « Mi vuoi? ». E pren­dendo il suo Corpo e il suo Sangue, la Sposa entra in matrimonio eterno, nella Alleanza eterna con Lui…

Ma Egli è sempre quell’Amante ar­dente che già conosciamo. Insiste che s’inco­minci subito con la vita a due, subito con la comunione vitale d’amore.

Ora capiamo perché Gesù, nell’ultima Cena, subito dopo l’istituzione
dell’Eucaristia, si è messo a parlare dell’intimità « stupenda» che la nuova
Alleanza apriva: un’inti­mità di « io in te, tu in me » che finiva solo con la
promessa di essere « consummati in unum ».