07 Set LA QUARESIMA
LA QUARESIMA
La quaresima che abbiamo da poco iniziato ci invita a riflettere sul nostro modo di vivere, di essere, di relazionarci con le cose, le persone e noi stessi.
Spesso le troppe cose che consumiamo fanno perdere valore ai gesti, alle parole, ai volti che incontriamo, alle appartenenze e allo stesso amore. Il consumismo invade anche il nostro essere e non solo il nostro avere.
Il far perdere di valore alle cose che si hanno o si fanno o si vivono è un aspetto psicologico-culturale rilevante, diffusivo, che moltiplica l’impoverimento simbolico del vivere, di trattare con le cose e le persone, un riduttivismo che diventa abitudine, modo di vita che si esprime nel dimenticare l’importanza qualitativa di ogni aspetto della vita.
La quaresima ci invita oggi alla sobrietà. La sobrietà è proprio la capacità di gustare il valore di quello che si ha, di assaporare la bellezza vincendo l’assuefazione, di educare il desiderio riportandolo a quella situazione di primo incontro che l’ha visto sbocciare.
Salutare moglie e figli ogni mattino come il giorno dell’innamoramento o della nascita, invocare il Signore con la gioia e la fede di chi lo ha incontrato per la prima volta: è questa la benedizione della sobrietà.
La quaresima non è tempo di tristezza e di morte ma di vita e di gioia (*): è il tempo in cui prendiamo coscienza di chi siamo davanti a Dio e alla storia, qual è il senso della nostra presenza in questo tempo, là dove viviamo. È tempo della GIOIA perché ci è offerta la possibilità di CRESCERE: nell’amore, nella relazione, nel dono, nella consapevolezza, nella sapienza, nella speranza…
1. Siamo l’oggetto dell’amore di Dio…
Dio non ha elemosinato, calcolato… ma ci ha donato tutto… “Ha tanto amato da dare il suo Figlio…” Le parabole della misericordia di Luca ci dicono quanto Dio ci preferisce e fino a quale punto e senza condizioni!…
Siamo la perla per la quale Dio spende tutto il suo patrimonio per averci, per possederci… perché ci ama, perché senza di noi e sì ricco, ma resta povero!
Siamo la sua speranza: la luce e il sale della terra,… “Vi mando”… i continuatori, la testimonianza, i luoghi del suo amore, della sua sapienza…
2. Davanti alla storia siamo chiamati ad essere “parole credibili, autorevoli. E questo lo si ottiene con la credibilità e l’autorevolezza della nostra vita.
Allora la quaresima diventa tempo di conversione perché ci chiama a riflettere sulle contraddizioni, incoerenze, infedeltà della nostra vita di relazione con Dio e con i fratelli. Conversione è ritorno alla autenticità, alla verità della nostra identità di credenti, è ricuperare il coraggio della coerenza…
La storia di tanti volti: da quelli quotidiani dell’ambiente del nostro lavoro, della famiglia, della relazioni a volte scontate e sbiadite, a quelli dell’impegno e delle grandi decisioni e gesti per la giustizia, per la difesa dell’uomo, per l’affermazione della verità e dei valori, al volto segreto della nostra storia personale con Dio… Urge quindi vigilare per non perdere questa occasione, per non essere colti distratti dal dono di Dio, per non essere assenti da questo appuntamento…
Vigilare significa prima di tutto “puntualità”. Questo oggi non tornerà più. È importante allora essere puntuali e cogliere tutto il suo contributo perché noi siamo quello che dobbiamo essere. Le nostre immaturità o incompiutezze sono il frutto delle assenze all’incontro con Dio, con le chiamate della storia, con le persone che ci vivono accanto.
Per questo occorrono degli strumenti. Ne propongo due:
- la Parola di Dio… leggerla, portarcela dentro come un amore, una preoccupazione, un progetto…
- la carità, nei suoi molteplici e inediti modi di presentarsi: la bontà, la pazienza, l’ascolto, l’attenzione, la dolcezza, la misericordia, la disponibilità,…
Penso che la carità sia il grande momento della nostra crescita umana e di fede. Per riuscire in questo cammino e per godere della gioia di essere più veri davanti ai nostri desideri credo siano necessari due atteggiamenti: il distacco e l’interiorità.
Il distacco: non quello costruito ma quello che la vita esige! per essere accolta e vissuta pienamente. Non possiamo svilupparci, crescere se non in eventi successivi, a tappe; la condizione perché questo processo avvenga è di abbandonare la condizione precedente: cioè distacchi, libertà da realtà conquistate per non cadere in idolatrie. La nostra vita è fatta di tante cose, ma non tutte devono rimanere le stesse per sempre: l’orario, i programmi, l’organizzazione, gli impegni, le cose,… La vita può essere offerta pienamente solo da chi non l’ha aggrappata alle cose e soprattutto da chi è capace di farsi da parte. Più siamo stati efficaci e oblativi più dobbiamo avvertire l’esigenza di abbandonare il campo perché il dono che abbiamo preparato deve trovare spazi liberi. Occorre perciò non solo distaccarsi dalle cose e dagli altri per saper morire, ma anche imparare a farsi da parte perché la storia possa procedere oltre e la vita possa esprimersi con doni nuovi.
L’interiorità: la vita vera, la nostra identità è costituita dai processi di interiorizzazione dei doni, degli eventi, delle esperienze… Ciò che è fuori di noi è sempre simbolo: ci richiama a realtà diverse, più grandi, escatologiche… L’interiorità è allora la misura della capacità di interpretazione, di lettura, di accoglienza dei doni offerti ed è lo spazio della vita spirituale. La spiritualità è proprio la capacità di intravvedere la struttura simbolica delle cose e di mettersi in sintonia con loro tale da essere in grado di evitare, da una parte la fuga dalla realtà, e dall’altra, l’idolatria di cose e persone. La preghiera, la fraternità, la riflessione… sono pertanto aiuti a vivere l’esistenza in una dimensione spirituale e realizzare progressivamente la interiorità. Senza di questo la vita spirituale diventa pigra, superficiale, l’interiorità si contrae e la nostra esistenza intristisce.
Il cammino di questa quaresima può essere un dono per vivere più “misticamente” la nostra vita di fede e crescere così davanti a Dio e agli uomini.