Guariento Mario | IL SIGNORE E’ RISORTO
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IL SIGNORE E’ RISORTO

07 Set IL SIGNORE E’ RISORTO

Spezza il vaso e spargi il nardo

porta perle preziose

spendi tutto per Cristo

oggi è Pasqua.

Lascia che il tuo canto

scorra per la gioia del cielo,

dà mano all’arpa e soffia nel corno,

non sai che è il mattino di Pasqua?

In questo luminoso mattino

riprendon a veleggiare

i sogni

e solo amorose parole

solchino oggi i cieli

della nostra solitudine

come rondini di nuova stagione.

Lievi siano i tuoi baci

come il fruscio nella notte

e la tua tenerezza senz’ombre

canti con lucida follia:

Cristo è risorto.

Un cuore sapiente, un animo lieto sono un dono prezioso per chi li possiede e per quanti ci vivono accanto. La Sacra Scrittura menziona molto spesso i tanti buoni motivi che abbiamo di gioire. La rivelazione divina è dall’inizio alla fine un messaggio lieto e allietante.

Gioiamo della meravigliosa ricreazione di Dio che oggi compie nella risurrezione di Gesù.    Tutta l’opera della redenzione grida: «Siate sempre lieti, Cristo è risorto».

Se abbiamo interiorizzato il chiaro messaggio del Risorto, nulla dovrebbe più turbare o  distruggere la nostra pace interiore.
Nessuno dovrebbe per colpa nostra essere indotto a riesumare l’affermazione di Friedrich Nietzsche: «Più redenti dovrebbero essere per me i redenti». Se le parole di consolazione che riusciamo a dirci non ci aiutano a scacciare le inutili tristezze, ricordiamoci che le nostre parole relative alla buona novella della risurrezione non sono credibili.

Tutta la nostra esistenza  dovrebbe manifestare al mondo che deriviamo dalla traboccante beatitudine di Dio, il quale ci ha chiamati a concelebrare la festa eterna della sua risurrezione.
Ciascuno di noi, prima o poi, è chiamato a vivere momenti di morte.
A volte nella ribellione.  A volte nella disperazione.
Paradossalmente, è allora che comincia a destarsi il senso della speranza. Allora potremo gridare nel cuore illuminato dalla luce del volto radioso del Cristo: « La mia attesa, sei tu » 
Quale altra speranza può illuminare la mia vita, all’infuori di te, mio Dio? Di te, che hai messo sulla mia strada tanti amici da seguire come « semplici sentieri davanti ai miei passi »?

Di te, che hai trasformato le mie lotte e fatiche, in soste di contemplazione, di rendimento di grazia; di te, per tutte le tenerezze che mi hanno circondato e delle confidenze liberatrici che sono scaturite accanto alla mia fragilità.
Di te, che hai fatto della mia azione, e non soltanto di quella intrapresa unicamente per te e per il tuo Regno, un incontro permanente di te nei miei fratelli: di te sfolgorante, di te dimenticato, perseguitato e disprezzato; e che hai confortato le mie giornate con quella speranza man mano più precisa: rallegrare il cuore dei più negletti fra gli uomini, i più amati da te.
Di te, che non hai mai cessato di parlarmi in mezzo alle oscurità, smarrimenti, infedeltà, incomprensioni; e che, come il primo giorno della risurrezione, mi dicevi: «Va’ incontro ai tuoi fratelli, in Galilea, là mi vedrai; ci voleva questa morte del tuo cuore per operare una risurrezione, ci voleva questa spada nel tuo cuore per far zampillare la sorgente; è questa la mia ora».
Di te, che mi permetti d’assistere ad una straordinaria fioritura di persone che ti cercano, che hanno sete di te, delle esigenze e dell’assoluto del tuo amore; e che mentre i teorici seguitano a discutere di dimensioni verticali e orizzontali, seminano nella società un amore eucaristico nel quale l’uomo, abbandonato a Dio, si fa alimento per i suoi fratelli.
Di te che hai impresso poco a poco sul mio volto il tuo volto, nel mio sguardo il tuo sguardo, in tutto il mio essere quella mansuetudine d’agnello sacrificato, tutta quella divinizzazione « percepibile », che attraverso il fluire delle lacrime, inonda il mio cuore di gioia.
No, Signore, non disprezzo nessuna aspirazione umana. Tu, con la tua risurrezione hai divinizzato ogni mio gesto, ogni mio pensiero, ogni palpito del mio cuore. Tutto ha il sapore della festa e la gioia della benedizione.  Spogliandomi di me, mi conduce a te, luce che ogni spogliazione suscita e rivela.

Il mio cuore da te è inebriato, follemente affascinato dal tuo volto glorioso.

A te è rivolto come un girasole impazzito di luce.