07 Set LA PASQUA
LA PASQUA: PROFEZIA DI UNA UMANITA’ NUOVA.
C’è una fessura
una crepa in ogni cosa
per questo la luce
può penetrarvi. Leonard Cohen
Apriamo una fessura nel nostro cuore per lasciare entrare la luce di questo mistero: la Risurrezione di Cristo, mistero che dice come l’amore totale e fedele di Cristo ha permesso a Dio di dire il suo sì definitivo alla umanità e alla storia!
Pasqua: un’esplosione di luce!
Alcuni hanno tenuto aperti gli occhi della ragione e sono diventati ciechi.
Altri hanno aperto gli occhi del cuore e sono diventati vedenti, illuminati:
La Risurrezioneha spezzato le catene della razionalità, ha aperto i sepolcri dell’orgoglio, dell’egoismo, delle molteplici presenze del male e ha illuminato il nulla, il fallimento, la disperazione, la vacuità che contenevano.
Ecco il senso e l’invito della Pasqua: accogliere luce del Risorto come la luce che illumina, verifica, evidenzia la nostra significatività e sapienza o ci mette davanti la nostra insipienza e stoltezza.
E tutti abbiamo tanta tenebra dentro, tanta opacità ossia visioni funzionali, utilitaristiche, egoistiche, miopie piene di calcoli e di interessi …
Il Risorto ci prende per mano e, come è rappresentato nelle icone russe, ci prende per mano e ci trae fuori dal nostro inferno, dalla vacuità per farci entrare nella luce.
Davide Montagna:
Oggi il gemere di ogni silenzio e d’ogni voce
è fatto canto grande di bellezza
Anche all’inferno fioriscono le viole.
Marco Guzzi . “In un’epoca di grandi trasformazioni e mutamenti, di “passaggi di millennio”, ciò che colpisce è che più di ieri, manca una direzione della storia e del suo sviluppo. Le nostre cristianità vivono la cancellazione pratica di una meta luminosa promessa da Dio.
E anche là dove sembra esserci, spesso è soffocata se non addirittura sostituita da elementi riduttivi e mediocri.
L’epoca moderna riscopre la storia, il movimento inesorabile del tempo che scorre ma non ne comprende più il senso.
Si è perduto il ruolo e la vicenda di Gesù, di colui che iniziò come noi un cammino di vita fino a portare nella condizione divina la sua carne umana.
Ciò che si è realizzato in Gesù è il nostro destino, che a poco a poco va costituendosi nella nostra vicenda umana, nella storia.
La vicenda di Gesù si chiama cammino pasquale.
Un cammino che avviene nel tempo.
Celebrare la Pasqua non si tratta di una pura rievocazione, di una memoria, ma di un coinvolgimento in una avventura che continua ancora oggi e che sollecita la mia risposta.
Carlo Molari: “Risurrezione vuol dire che Gesù ha vissuto la morte ignominiosa con una tale fiducia nella forza dell’amore di Dio da farla esplodere come nuovo inizio, nel momento della sconfitta storica.
Gesù cioè ha affrontato la violenza e l’odio che l’hanno condotto alla croce con un amore, una dedizione, una misericordia tali da consentire alla Parola creatrice di esprimersi in lui in maniera inedita e definitiva.
Egli ha vissuto con una tale fedeltà a Do da realizzare un’esplosione di vita negli spazi della morte.
La fede nella risurrezione offre una reale possibilità di una vita nuova piena di amore, di vivere in modo positivo ogni situazione storica anche la più negativa, di introdurre con il nostro amore modalità nuove di esistenza nella storia.”
L’uomo allora cresce, lasciandosi modellare da Gesù per diventare sempre più padrone di se stesso, sempre più libero da condizionamenti e scoprendo sempre di più chi è chiamato ad essere: costruttore di una nuova umanità
Pasqua dice allora
- un cammino di crescita, di progressiva liberazione da elementi devianti.
- Pasqua è la scoperta di una umanità che si dilata verso il divino e che sempre di più ritrova se stessa.
- Pasqua è la trama di una vita che realizza il sogno immenso di Dio sull’uomo.
La nostra civiltà invece di offrire un mondo a misura di uomo, ci ha dato il criterio della produttività come parametro di valore, la massificazione e manipolazione delle persone, una angosciosa incomunicabilità, un futuro minaccioso, l’atrofia dei sentimenti, l’inquinamento ecologico…
Urge oggi far sempre più riemergere il fattore mistico, offrire un supplemento di anima (Henri Bergson).
Come dice K. Rahner in Nuovi saggi. Paoline
“E’ importante che l’uomo ami di più l’uomo, che accetti di buon grado le tenebre dell’esistenza, le prenda su di sé più liberamente e sappia valorizzare la propria libertà.”
Le crisi che investono le istituzioni sono sempre crisi di profondità.
A queste crisi bisogna rispondere con la forza e la credibilità della interiorità.
Non possiamo oggi più che mai dimenticare la vocazione primaria e radicale del credente: “liberare l’uomo da se stesso per portarlo dentro di sé.”
Per vivere questa missione credo che sia necessario essere innamorati dell’uomo e di Gesù Cristo.
Infatti l’anima e la vita di una persona appartengono a ciò che essa ama e non a ciò che essa fa.
Tommaso Moro diceva: Dammi Signore un ardente desiderio di spendermi con fedeltà e coerenza fino alla solitudine e al sacrificio, ma per autentico amore a Te”
Scriveva un autore di spiritualità laica:
“Ecco la grande attrattiva del tempo moderno: penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto ad uomo.
Vorrei dire di più: perdersi nella folla, per informarla del divino, come si inzuppa un pezza di pane nel vino.
Vorrei dire di più: fatti partecipi del disegno di Dio nella umanità, segnare sulla folla ricami di luce, e nel contempo, dividere con il prossimo l’onta, la fame, le percose, le brevi gioie.”
Il solo modo che ogni persona ha è di far crescere verso la maturità è vivere in pienezza d’amore la sua missione nella realtà quotidiana.
Ma tutto questo è questione di fede: cioè il coraggio di giocare la nostra vita su una visione, una luce affascinante che ci ha innamorati e accecati.
Metz parla di una mistica politica. Una mistica che si fa profezia e genera una nuova qualità della vita.
Adrianne von Speyer (+ 1962) vive la sua mistica rimanendo impegnata in
un ambulatorio fino a poco prima di morire. Essa si è lasciata governare dallo
Spirito nelle sue occupazioni.
La Pira ha visuto le sue attività professionali e politiche con l’affetto e l’impegno del mistico.
La Pasqua diventa allora una vocazione, una missione per fare emergere un umanesimo secondo Gesù, diventa la forza della crescita e trasfigurazione della storia e della umanità, a partire dalla nostra persona.
La Pasqua svela una storia di innamoramento di Dio per noi: “avendo amato l’uomo lo amò fino ad esaurire ogni possibilità e sogno d’amore”
Nella Pasqua si realizza :” ti ho amato di amore eterno”. Ger.31. Certezza che l’amore di Dio non verrà mai meno: Is.54
Tuttavia non basta ammettere che esiste il Risorto;
possiamo sapere tutto della vita di Gesù, ma può rimanere una teoria e non si può vivere di ciò che dicono gli altri.
Parlare di spiritualità vuol dire accettare quello che la Parola produce e stimola dentro di noi, avviare un dialogo di preghiera: “resta con noi”.
E’ l’invocazione che ci apra gli occhi per diventare vedenti; non per avere visioni, ma per coglierlo vivo e ardente in noi.
Impariamo a contemplare gli uomini con gli occhi di Gesù: guardarli, amarli, conoscerli uno ad uno, accogliere le loro domande, ascoltare le loro preoccupazioni.
Per questo abbiamo tutti bisogno del soffio dello Spirito perché sia Lui a guidare il nostro discernimento e il nostro cammino, e ci renda possibile una comprensione intelligente che affronti le sfede dell’enorme cambio culturale.
Ci accorgiamo che c’è bisogno di una grande apertura di mente e di cuore per superare la discontinuità tra la cultura e valori di una proposta cristiana.
Pertanto siamo chiamati ad essere testimoni capaci di interpretare le domande dell’uomo contemporaneo, ricolme di possibilità ma carenti di speranza.
In concreto la nostra pastorale mira a fare maturare psicologicamente, eticamente e culturalmente e nella fede.
Oggi più che la dimostrazione è l’invocazione che rende presente Dio.
Davanti a Cristo Risorto, il Vivente, siamo chiamati a vivere da viventi:
- Amare l’altro
- Vivere la nostra relazione filiale con il Padre
- Vivere la quotidianità amando la giustizia e la pace.
Cristo risorto è il Vivente oggi in mezzo a noi, una presenza viva che possiamo sempre incontrare e percepire:
- nei sacramenti
- nella parola
- nel servizio educativo.
E concludo con queste parole che sono la traduzione poetica della immagine del Risorto tra di noi, nei nostri giorni e nelle nostre fatiche, che a volte sembrano contenere solo ombre di morte.
Nella placida giornata
si rivelano le tue mani
e il tuo accento.
E quando io dicessi: Morte,
e inascoltata restasse la mia voce,
Eternità, come eco verrebbe
dall’antica musica del vento.