03 Gen PRIMO GIORNO DELL’ANNO 2022
La festa della Madre di Dio ci introduce con la cetra a otto corde in un nuovo anno, un anno sotto il segno del Messia redentore che riceve il nome di Gesù che significa «Dio è salvezza». Iniziando l’anno civile, entriamo, dunque, nella benedizione di Dio, diventando noi stessi un nome che porta benedizione e fecondità nel segno della Madre che ci insegna come essere fecondi sempre della Parola che si trasforma in vita lungo le strade della nostra esistenza, in ogni incontro sperimentato come testimoni risorti di quel Dio-Bambino che oggi diventa benedizione sparsa su noi e davanti al quale noi pronunciamo, benedicendo, il nostro «Amen!». Allora invochiamo la Gloria e la Maestà di Dio: regnino sempre su di noi e ogni nostra scelta, ogni nostro pensiero, attività, relazione, respiro, impegno, sofferenza, gioia … tutto sia vissuto, condiviso e amato «per la sua gloria immensa». Che ciascuna e ciascuno di noi in questo anno nuovo viva una vita piena come gloria del Dio vivente. L’inizio del nuovo anno è posto sotto il segno della benedizione. Allo stesso modo, all’alba della creazione, il primo atto di Dio sulla prima coppia umana appena creata, è la parola di una benedizione: «Dio li benedisse e disse loro: “siate fecondi…”». In queste parole «creative» sono associate benedizione e fecondità: Benedire l’anno nel suo principio temporale esprime la volontà di estirpare ogni intenzione di violenza dai rapporti perché benedire significa in questo contesto Pace. Partecipare alla «benedizione» del primo dell’anno vuol dire impegnarsi ad essere uomini e donne costruttori di pace, impegnati a generare la fecondità generativa della vita di cui la donna è l’archètipo originario perché tesse la vita come relazione d’amore.
Madre dolcissima.
Tu che hai sperimentato
il silenzio di Dio,
non ti allontanare dal nostro fianco nell’ora della prova.
Quando il sole si eclissa pure per noi,
e il cielo non risponde al nostro grido,
e la terra rimbomba cava sotto i passi,
e la paura dell’abbandono rischia di farci disperare,
rimanici accanto.
In quel momento, rompi pure il silenzio:
per dirci parole d’amore!
E sentiremo sulla pelle i brividi della Pasqua.