01 Set LITURGIA 5
La liturgia: una porta aperta nel cielo
Anche la chiesa, dunque, è pensata come figura e immagine dell’universo intero, composta di essenze visibili e invisibili, quale luogo della teofania, il cui accesso è consentito grazie a una mistagogia.
La soglia – una piazza, un sagrato, un viale, un portico o un nartece -, con il cammino simbolico che l’accompagna, rappresenta infatti il luogo di transizione, destinato a segnare il passaggio dal mondo di tutti i giorni al luogo sacro del culto, perché l’incontro con il divino non si improvvisa, ma richiede una preparazione.
L’edificio sacro, la casa si rivela così anche come spazio iniziatico, luogo per eccellenza di comunicazione spirituale e di elevazione mistica e la liturgia che vi si celebra è riflesso, sulla terra, di quella che si compie nel cielo.
Nelle antiche basiliche, lo sguardo dei fedeli era abitualmente attratto dal catino dell’ abside, che fa come una porta aperta nel cielo:
Ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo. Ed ecco, c’era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono, poi, c’erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi (Apocalisse 4,1-4).
Spesso, nei mosaici absidali è raffigurato proprio il Cristo pantocrator, circondato dai simboli della liturgia dell’Apocalisse, il quale sovrastava il mistero rievocato nello spazio sottostante: la liturgia terrena, celebrata «nell’attesa della sua venuta».
Romano Guardini dice che una forma liturgica è una epifania: essa rende presente in un modo trasparente i dati elementari della creazione, il venire all’esistenza dell’uomo e la comunità cristiana.
Oggi è importante saper percepire queste istanze, questa carica espressiva di cui la liturgia ha sempre bisogno per attingere ed esprimere l’evento di salvezza. Per questo, ancora oggi le nostre liturgie hanno bisogno di ritrovare il respiro e il fascino del cosmo, espresso nei suoi simboli, nella poesia, nella musica, nelle immagini e nei colori. Infatti, nel momento in cui il linguaggio ordinario non è più sufficiente, solo esprimendo “altrimenti” la realtà del Mistero, la liturgia può invitarci ad andare “oltre”, sino a quel “compimento” in cui l’amore di Dio si manifesta pienamente.