Guariento Mario | DOMENICA 06.03.2022
Tutte le opere, i commenti, le riflessioni di Don Mario Guariento
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DOMENICA 06.03.2022

03 Mar DOMENICA 06.03.2022

Luca 4, 1-13

Il racconto delle tentazioni è quello che nel giudaismo si chiama una haggadá, una narrazione che contiene un insegnamento che serve come norma nella vita. Il diavolo chiede a Gesù che ci sia pane, che Gesù abbia potere e gloria nel mondo e che attui tutta la sua capacità carismatica di fare miracoli. Questo è per noi il significato, che è la più grande perversione del Vangelo che si possa fare e che il divisore propone a Gesù e oggi a ciascuno di noi: presentare l’opera ed il messaggio di Gesù in tre cose: “miracoli”, “misteri” ed “autorità”. La scena della prova alla quale viene sottoposto Gesù subito dopo la sua unzione a Messia descrive anticipatamente tutte le tentazioni di preminenza, di potere dispotico o miracolistico che d’ora in poi dovrà affrontare fino alla morte in croce; la triplice prova le abbraccia tutte. Questo racconto fa emergere la chiara consapevolezza che Gesù ha di sé e della sua chiara e libera adesione ad un volto divino che si svela come Padre; ad un progetto che offre ad ogni uomo dignità autentica e bella; ad un’esperienza irrepetibile di ritrovare nei volti intorno i segni delle medesime attese di giustizia, di umiltà che spinge a condividere con Lui la sua voglia di amare senza condizioni e oltre ogni confine. Solo così trova fine ogni tentazione Gesù è “accompagnato” dallo Spirito nel deserto. Non è solo. Ha l’amore del Padre con sé. Il deserto è il luogo della prova ma anche dell’esperienza di Dio, della sua intimità, dove si impara la sua sapienza. Gesù prima della sua missione va’ nel deserto: incontra nella solitudine il Padre e davanti a Lui vive in quella intimità che avrebbe illuminato poi ogni sua azione. La nostra vita, le situazioni, la realtà quotidiana, le prove possono essere per noi il deserto dove siamo posti davanti ad una scelta: operare secondo la sapienza di Gesù che ci ha lasciato nei suoi insegnamenti o adeguarci di volta in volta alle logiche del potere, dell’orgoglio e del possesso. Quando Luca rievoca la vita e i fatti vissuti da Gesù lo fa da credente ricolmo del dono dello Spirito. Questo dà alla sua storia un aspetto di gioia, di sicurezza, di levità e permette all’evangelista di interpretare alla luce del mistero pasquale, miracoli, parabole, fatti con una profondità che i contemporanei di Gesù non potevano assolutamente raggiungere e che anche noi oggi facciamo fatica a comprendere o non vogliamo accogliere. Le tentazioni di Gesù sono una professione di fede nella fiducia di Cristo, nella parola di Dio. La narrazione stilizzata da Luca vuole sottolineare che il vertice non è il monte, il deserto ma Gerusalemme, la città sulla quale è centrato ed orientato tutto il Vangelo: il luogo della vera gloria, quella della croce. Là si compie la suprema prova della messianicità di Gesù: là si attua la salvezza attraverso la povertà estrema della croce. Nel «deserto» si può ascoltare la voce di Dio, ma si può anche sentire l’attrazione di forze oscure che ci allontanano da lui. Il «divisore» tenta Gesù impiegando la Parola di Dio e appoggiandosi a salmi che si recitano in Israele. Perfino all’interno della religione può nascondersi la tentazione di allontanarci da Dio. Le tentazioni sperimentate da Gesù non sono di ordine morale. Sono motivazioni con cui gli vengono proposti falsi modi di intendere e vivere la sua missione. Per questo, la sua reazione ci serve da modello per le nostre scelte. Innanzi tutto, le sue tentazioni ci aiutano a riconoscere con maggiore lucidità e responsabilità quelle che oggi può sperimentare la Chiesa e noi che la formiamo. Per essere Chiesa fedele a Gesù dovremmo esser consapevoli delle tentazioni più pericolose che ci possono allontanare oggi dal suo progetto e dal suo stile di vita. Gesù rinuncia a utilizzare Dio per «far diventare» pani le pietre, saziando così la sua fame. Non seguirà questa via. Non vivrà cercando il proprio interesse. Non utilizzerà il Padre in modo egoistico. Si nutrirà della Parola viva di Dio. «Moltiplicherà» i pani solo per soddisfare la fame della gente. Trasformare tutto in pane è la nostra grande tentazione. Ridurre tutto l’orizzonte della nostra vita alla semplice soddisfazione dei nostri desideri: insistere nel trasformare tutto in pane con cui nutrire i nostri appetiti. E’ necessario gerarchizzare il bisogno operando su di esso un discernimento e in questa gerarchia ci deve essere un primato indiscusso, non solo per l’unità della nostra persona ma soprattutto perché la nostra vita abbia sempre un senso e non abbia mai dei vuoti che la facciano cadere nell’inconsistenza e nella dipendenza.

E’ importante saper contrapporre alle suggestioni, ai desideri, ai bisogni la verità e l’essenzialità che la Parola ci indica. Spesso la Parola rimane in noi soffocata, rimane sullo sfondo della nostra vita come uno scenario, non è coinvolgente al punto da operare in noi decisioni, scelte evangeliche. L’assolutizzazione dei bisogni ci impedisce la libertà di operare per il Regno e genera in noi paura e ansia. Ingombriamo la distanza da Dio con l’infinità delle nostre paure e dei nostri bisogni. Gesù rinuncia a ottenere «potere e gloria» a condizione di sottomettersi, come tutti i potenti, agli abusi, alle menzogne e alle ingiustizie su cui si appoggia il potere ispirato dal «divisore». Il regno di Dio non lo si impone, ma lo si offre con amore. Egli adorerà solo il Dio dei poveri, dei deboli e degli indifesi. Gesù rinuncia a compiere la propria missione ricorrendo al facile successo e all’ostentazione. Non sarà un Messia trionfalistico. Non metterà mai Dio al servizio della propria vanagloria. Egli starà tra i suoi come colui che serve.