11 Mar CAMMINO DI MATURAZIONE
Quaranta giorni di attenzione al divino che ci abita e inabita ciascun uomo nella sua fragilità e debolezza. Uno stare esposti al Dio, grande attrattore, perché l’amore trasmette vita e fecondità per via d’attrazione, e quindi di fascinazione. Un cammino verso la propria interiorità, per scoprirvi il fuoco, la luce che illumina ogni uomo e in grado di infondere la forza sufficiente e necessaria di spingersi verso un mondo in attesa. Fuoco che illumina, trasforma, dà forza e che alcuni chiamano Dio, altri coscienza.
È ben difficile essere fedeli alla propria coscienza più che alle leggi esterne, per il semplice motivo che la coscienza è la più esigente di tutte le leggi. Né la si può beffare, come si può fare con le leggi. Essa è più severa; è la parte più profonda di te, che ti dice con chiarezza e con piena autenticità quando sei infedele al meglio di te.
La Quaresima non è tempo di mortificazioni, ma di vivificazioni. Per questo l’azione di Gesù non è quella di abbattere l’albero che non porta frutto, ma di concimarlo per dargli nuovo vigore, perché lui non è venuto a spezzare la canna incrinata o a spegnere la fiamma smorta, ma a liberare nell’uomo le energie d’amore che sono sopite e fargli scoprire forme inedite, originali e creative di perdono, di generosità e di servizio, che innalzano la qualità del proprio amore per metterlo in sintonia con quello del Vivente, e così sperimentare la Pasqua non solo come pienezza della vita del Risorto ma anche della propria. La Quaresima dunque come cammino di maturazione; deflagrazione dell’energia che ci si porta dentro, per giungere alla pienezza di sé e quindi all’essere divini. Perché la nostra vocazione ultima è diventare Dio, una cosa sola con lui, come ci viene spesso ricordato dai Padri della Chiesa, come il metallo immerso nel fuoco, per cui alla fine non è più data distinzione tra l’uno e l’altro. Cammino che Gesù, il primogenito, ha compiuto nella sua vita e che ora spetta anche a ciascuno di noi compiere.
E’ importante saper contrapporre alle suggestioni, ai desideri, ai bisogni la verità e l’essenzialità che la Parola ci indica. Spesso la Parola rimane in noi soffocata, rimane sullo sfondo della nostra vita come uno scenario, non è coinvolgente al punto da operare in noi decisioni, scelte evangeliche. L’assolutizzazione dei bisogni ci impedisce la libertà di operare per il Regno e genera in noi paura e ansia. Ingombriamo la distanza da Dio con l’infinità delle nostre paure e dei nostri bisogni. Gesù rinuncia a ottenere «potere e gloria» a condizione di sottomettersi, come tutti i potenti, agli abusi, alle menzogne e alle ingiustizie su cui si appoggia il potere ispirato dal «divisore». Il regno di Dio non lo si impone, ma lo si offre con amore. Egli adorerà solo il Dio dei poveri, dei deboli e degli indifesi. Gesù rinuncia a compiere la propria missione ricorrendo al facile successo e all’ostentazione. Non sarà un Messia trionfalistico. Non metterà mai Dio al servizio della propria vanagloria. Egli starà tra i suoi come colui che serve.