Guariento Mario | DOMENICA 06.02.2022
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DOMENICA 06.02.2022

04 Feb DOMENICA 06.02.2022

Luca 5, 1-11

Dal punto di vista dell’evangelista Luca, la cosa più importante raccontata in quest’episodio è la reazione di Pietro e dei suoi compagni di fronte all’inspiegabile abbondanza di quella pesca proprio in un luogo nel quale i pescatori sapevano che non era possibile. La reazione di quegli uomini è consistita nella meraviglia che si è impadronita di loro. Il testo parla di questa meraviglia utilizzando il termine che significa il profondo stupore che si impadronisce di una persona quando assiste ad una rivelazione divina. Questo indica la commozione che hanno vissuto quei discepoli. Si è verificato una «teofania». Ossia, una «manifestazione di Dio». Ma l’aspetto più importante è che in questo caso Dio non si è rivelato nel «sacro», il tempio, lo spazio sacro, ma nel «profano», nel lavoro della pesca. E soprattutto Dio non si è rivelato nel riposo del tempio, ma nell’occupazione del lavoro. Gesù ha spostato la religione: l’ha tolta dal tempio e dal culto e l’ha messa nelle occupazioni della vita e nelle preoccupazioni della produttività, di cui abbiamo bisogno in questo mondo per poter vivere dignitosamente. Probabilmente l’aspetto più eloquente narrato in questo brano è che, come emerge con chiarezza nel racconto, Gesù associa la «presenza di Dio» all’«abbondanza». Il Dio di Gesù non vuole la penuria, la mancanza di risorse. Il Dio di Gesù si è rivelato in questo modo nei racconti della condivisione dei pani, nel vino buono delle nozze di Cana, nella pesca miracolosa del Risorto. La religione di Gesù non vuole che il nostro lavoro si faccia pensando al «guadagno», ma alla «produttività», che genera «abbondanza». La possibilità da parte dell’uomo di costruire un mondo con autonomia è dovuta al fatto che il mondo ha davvero una sua autonomia nei confronti di Dio. Una immersione del mondo in Dio significa, in realtà, una specie di sacralizzazione della immobilità, una specie di santificazione dell’inerzia delle cose e una regressione dell’uomo alla condizione della natura inanimata e irrazionale. Se Dio e l’uomo hanno un rapporto di gratuità, non ci sono vincoli di necessità che stringono la fatica quotidiana dell’uomo a Dio: l’uomo è artefice di se stesso e risponde di se stesso a Dio secondo la libertà di cui ha fatto impiego. Ecco il risvolto secolare, laico di ciò che Luca ci propone. Questo risvolto però non deve affatto farci perdere il sentimento della contingenza, della inconsistenza di fondo delle cose temporali e delle cose spaziali, per cui questa laicità e questa autonomia rischiano di sconfinare in una specie di autoesaltazione, in una specie di paradossale capovolgimento, per cui ciò che è relativo diventa l’assoluto. La misura delle misure diventa l’uomo, che invece è una effimera realtà. Infatti vediamo che dove questa autonomia viene intesa in modo radicale si costruiscono piramidi di pensiero, o peggio ancora piramidi di costruzioni in cui l’uomo soffoca ed è schiacciato. Questo vincolo di gratuità, per cui non si va al Dio della salvezza per puri processi della intelligenza dell’uomo ma si va verso Dio restando in attesa di Lui, in modo che l’incontro non è il risultato di una scalata compiuta dall’uomo ma è una irruzione imprevista da parte del Dio che è totalmente altro dall’uomo – è un vincolo importante perché salva la gratuità della fede in Lui. Per questo si dice, giustamente, che credere in Dio è grazia di Dio. Io non posso aiutare uno a credere in Dio portando gli argomenti convincenti perché ogni sforzo umano non può mai approdare alla sponda di Dio in quanto o Dio si manifesta o Egli rimane sconosciuto. Tutto il racconto finisce con l’affermazione chiave: «lasciarono tutto e lo seguirono». Il centro di tutto il racconto è quest’affermazione finale: la «sequela» di Gesù. La religione, il lavoro, le preoccupazioni della vita devono incentrarsi sul «seguire» Gesù.

Egli passando lungo le rive di laghi e di mari, chiamerà ognuno a spartire con Lui sogni e speranze. E inviterà peccatori tra peccatori, cominciando a salvare i primi per destinare i restanti a salvezze senza confini. Peccatori che confidano sulla sua parola e possono fare, come Lui, miracoli: essi stessi ne sono testimonianza, essi che si imbarcano su gusci fragili in aperti oceani e che oramai non hanno più paura. Perché sanno che Lui è sempre presente, anche se stanco e relegato in un angolo della medesima barca. Così Dio ha iniziato l’Avventura umana, associandosi peccatori leali che pescano nel profondo e che dal profondo parlano di Dio, senza trionfi e sicurezze umane, disposti a lasciare più che a prendere e conquistare, pur di continuare ad essere soci e compagni di Dio che sale sulle barche degli uomini e per ogni alito di vita, invoca amore, solidarietà e rispetto.