Guariento Mario | 3 APRILE 2022QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA
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3 APRILE 2022
QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA

04 Apr 3 APRILE 2022
QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA

Giovanni 8, 1-11

L’evangelista presenta Gesù intento ad aiutarci a riscoprire il volto vero di Dio e ad accoglierlo come la novità della vita. Il messaggio di Gesù viene proclamato di mattino presto: è l’alba di un radicale cambiamento che può liberare definitivamente l’uomo dal peccato. Bisogna tener conto che per almeno un secolo le comunità cristiane hanno avuto difficoltà ad accettare il brano dell’adultera nel proprio vangelo e che nei restanti secoli è stato accuratamente censurato dai Padri della Chiesa di lingua greca; nessun padre greco cita questo brano; il primo commentatore greco sarà Eutimio Zigabeno nel XII sec. Solo nel III sec. questi undici versetti trovarono ospitalità nel Vangelo di Giovanni, che non era quello originario. I responsabili delle comunità erano preoccupati per l’atteggiamento estremamente indulgente di Gesù, perché poteva provocare un certo lassismo nel comportamento delle mogli e perché in contraddizione con il rigore del sacramento della penitenza in uso nella Chiesa primitiva.
Scribi e Farisei ripropongono ancora una questione al Maestro assiso in cattedra nel luogo supremo del Tempio: pongono al centro una donna per darle la morte. Il personaggio che viene presentato è una ragazza fidanzata o sposata forse di 14 anni: nel tempo è diventata un singolare personaggio femminile, senza nome e senza volto. Gesù che aveva miracolato di sabato, sentenziato sul sabato si trova ora davanti una donna, posta nel mezzo: si alza, si china e scrive… Mentre sta pensando a tutte le donne che hanno amato, prima di prendere la parola, interpella la terra, toccandola, non col dito dell’accusa, ma con quello della tenerezza che accarezza e trasmette calore. Si rivolge, Lui Dio e Uomo fatto anch’egli di terra, alla terra, madre comune di ogni uomo, e la sollecita a rispondere alle accuse omicide di questi malvagi giudici, preannunciando perdono, misericordia, amore, grazia. Amorevolmente si china non per scrivere sentenze, ma motivazioni di assoluzioni perché lo vuole un Padre, che perdona solo per gratuito amore ed è felice di perdonare, come il Padre del figlio prodigo… E’ un padre con lineamenti umani, che a tutti dona la sua giustizia, abolendo tribunali di morte e inaugurando i tempi colmi di occasioni di vita, e che agli indici accusatori sostituisce dita benedicenti e invitanti verso sentieri di speranza. Si riscrive pertanto la storia, quella della salvezza. Cambiano i significati e le prospettive, si superano i limiti di una legge antica e iniziano i tempi nuovi della misericordia, per tutti, anche per quelli che occultano pietre e mesti lasciano la scena, anche per quegli uomini che, appagati ma non felici, scappano abbandonando la adultera: anche per loro è riservato il perdono di quel Padre. Inizia, d’ora in poi, la narrazione di una nuova storia, intreccio tra racconti di chi molto perdona e di chi molto ama, di chi ha disimparato la condanna e di chi sa inventare misericordie, di chi ha compreso che solo l’amore aiuta a non peccare più. La storia di Gesù di Nazareth ha insediato lo Spirito dentro di noi… e noi siamo rimbalzati vertiginosamente in Dio! Ora ci stiamo con tutte le nostre povertà, con un dolore per le nostre miserie ancor più acuto: siamo inebriati per questa sorte inaspettata, ma siamo anche lacerati per doverla vivere da poveri straccioni, i precari della vita e dell’amore. Il cuore di Dio, però, è più grande del nostro. Lui è lo sposo fedele che continuamente inonda del suo amore la sua sposa adultera. Contemplando la donna e la misericordia, siamo nella condizione di scoprire l’amore sconfinato di Cristo sposo. Continuamente perdonati e purificati dall’alto, ci scopriamo sempre infedeli all’amorosa tenerezza di colui che il nostro cuore ama. E tuttavia Cristo non abbandona la sua sposa, anzi la ricongiunge a sé, la perdona, la rende giardino nuovo, la ricrea donandole la sua inviolata bellezza. Ascoltiamo una stupenda pagina di Giovanni Crisostomo del secolo IV. “L’amante, che follemente ama, non si arresta alla forma, perché l’amore folle non vede difformità. Così fa Cristo: la vede difforme, la ama follemente, la fa creatura nuova. La stringe a sé come sposa, la ama come una figlia, la custodisce come una vergine, la cinge di un muro come un giardino, se ne prende cura come della propria vita e come sposo la conserva nella bellezza.”