01 Feb La presentazione di Gesù al Tempio. Luca 2,22-40.
Un testo denso di gioia e di dolore, di tenebra e di luce.
Protagonisti di questo evento è un grappolo di persone tutte proiettate nella figura del Messia: i
genitori di Gesù stupiti e smarriti per quanto avveniva intorno a loro, Simone e Anna, i profeti,
avvolti da un alone di sacralità, pieni di gioia ed estasiati davanti alla realizzazione delle promesse.
Dio sorprende sempre, non è mai scontato, ha in sé sempre qualcosa di inedito.
Dio illumina, rivela il suo disegno a chi si pone in ascolto ed è chiamato ad una missione.
Ci dà le conoscenze interiori per amarla e obbedirgli.
La profezia nasce nella preghiera e nel silenzio. La profezia è nutrita di lunga e assidua
frequentazione di Dio e consuetudine con Dio.
Per Luca la presentazione al tempio nel racconto dell’infanzia è l’episodio più importante e più ricco
di simbolismo, più che di obiettività storica, ma quello che più interessa all’evangelista è l’incontro
con Simeone e Anna.
Essi ci ricordano una verità che spesso dimentichiamo: per giungere ad incontrare le grandi verità
dell’esistenza umana, le grandi rivelazioni, non è necessario avere una vasta cultura libresca e
neppure fare tante conversazioni sui misteri, ma è sufficiente avere l’animo fresco e pronto ad
avvertire la presenza del mistero divino che sempre segue la nostra esistenza. Quando
frapponiamo le nostre dottrine umane, non ci è possibile scorgere il mistero di Dio, che si rivela a
una coscienza libera e priva degli schemi culturali che spesso ci portiamo dietro: essi ci
impediscono di vedere il mistero che si manifesta.
Simeone ed Anna si trovavano entrambi davanti al Fanciullo debole, in braccio a una madre come
tante altre, e in esso vedono il Messia.
A noi queste immagini procurano un grande senso di piacere e di tenerezza, ma se ci mettiamo nei
panni di Simeone o di Anna vediamo che hanno avuto un grande coraggio.
Cristo si presenta al tempio come uno dei più poveri, senza nessun apparato; il sommo sacerdote
se ne sta tranquillo nelle sue stanze, e così tutti gli altri; solo questi due anziani riconoscono il
Fanciullo, che si presenta nella sua più assoluta debolezza, il Messia. E lo riconoscono con certezza
perché lo Spirito Santo è in loro.
I discorsi intellettuali, le presunzioni, l’autosufficienza l’abbrezza del contare possono toglierci la
capacità di stupirci di fronte alle meraviglie di Dio e ci impediscono di cogliere la sua presenza.
Le figure di Simeone e di Anna ci danno un’indicazione importante: dobbiamo preoccuparci che il
nostro cuore rimanga fresco, spontaneo, libero da ogni condizionamento di dottrine e filosofie, in
modo che conservi la sua capacità di avvertire il divino e provare un senso di stupore, libero da
ogni condizionamento per cogliere i cammini di Dio.
Noi spesso siamo avvolti da tante parole, frasi, teorie del mondo e non siamo più capaci di
ascoltare il rumore dell’acqua e il canto degli uccelli, di contemplare la bellezza di un cielo stellato.
Abbiamo perduto questa freschezza d’animo e perciò diventiamo paurosi, confusi e perdiamo la
bellezza della poesia e della contemplazione.
Chi può cogliere il cammino di Dio nel nostro tempo se non chi ha il cuore semplice e ha
conservato la capacità di meravigliarsi delle bellezze dell’esistenza?