28 Nov Prima domenica di Avvento. Vangelo di Luca 21,25-28.
Vigilate-vegliate allora in ogni tempo pregando. Il verbo greco vegliare, significa: non farsi catturare dal sonno. E ovvio che non si può vivere senza dormire, ma nelle parole del Maestro vegliare va molto oltre il semplice “non dormire”. E’ l’invito a mantenere il cuore desto, sveglio, attento, concentrato. E come quando hai un appuntamento d’amore quasi segreto, solo tu sai che lui o lei verrà. Ma esattamente non sai quando, perché i pericoli, la strada, gli imprevisti possono far ritardare l’amato. Forte è l’eccitazione, dolcissima l’emozione, il cuore del tuo cuore è sveglio, non può non farsi trovare pronto e attento.
Gesù invita a restare svegli, a non farsi catturare dal sonno. Il sonno del cuore è in agguato come leone ruggente, per spegnerti l’emozione di vivere, la voglia di esserci, di aver fede, di crescere e seminare ciò che sei nel bene. Il sonno del cuore è infido, impalpabile. Il sonno del cuore non si presenta mai come sonno, ha paura di farsi riconoscere come tale, preferisce mostrarsi come vera inebriante emozione, tensione di razionale progresso, orgoglio doveroso, competizione di ogni tipo, sete di possesso e di potere. Solo alla fine il sonno del cuore può presentarsi com’è veramente, velenosa e mortale anestesia spirituale e mentale. Siamo su questa terra per un appuntamento con Dio. Il tuo amante. È lui che stiamo attendendo.
Un giorno verrà come ha promesso, ma non è per quest’attesa solamente che Gesù invita a restare svegli. In ogni secondo c’è rincontro. Ogni frammento di vita è un’estasi calda e pregnante di gioia. L’amato che ti ricopre di baci e di dolcezza, di vita e di luce, il tuo Creatore è alla porta e bussa, chiede amore e gratuità, ma tu sei occupato, arrabbiato, preoccupato, in tensione, e allora la gioia se ne va, l’attesa si è trasformata in scocciatura, l’eccitazione in fastidio, altre sono diventate le realtà falsamente emozionanti e attraenti. Il cuore si è addormentato, è stato rapito dal sonno, lo si riconosce perché perde il senso della gratuità e della gratitudine.
Vigila, resta sveglio, ripete Gesù. Resta emozionato, carico, appassionato, felice, spiritualmente vivo. Non perdere mai la gioia di vivere. Non lasciare che nulla e nessuno possano imporsi su questa attesa sconfinata e dolcissima. Non lasciare che nulla secchi le tue lacrime di gioia e il tuo sudore di eccitazione per la vita. Non permettere a nessuno di toglierti la potenza dell’attesta e dell’incontro con Lui. Non permettere mai che nessuna preoccupazione della famiglia, dei figli, della casa, del lavoro si imponga nel tuo cuore e nella tua mente, addormentando così il tuo amore per l’esistenza e per il tuo Signore. Vigilate allora in ogni tempo, e, aggiunge Gesù, pregando. Pregare significa legarsi a Dio in un rapporto di intimità straordinario, legare la nostra psiche a lui, altrimenti la nostra mente sarà schiava di tutto il resto. Gratuità e gratitudine non resistono nel nostro animo e nel nostro essere senza pregare incessantemente. Resta con il cuore sveglio, emozionato, pronto, generoso, carico, attento.
Sì, ma la vita è dura, gli imprevisti, gli errori, le ingiustizie, i soprusi, il denaro, i figli, il marito, la moglie, il lavoro occupano senza quartiere cuore, pelle, anima, interessi: come non farsi completamente prendere? Il sonno può masticare il tuo cuore, allora prega, lega tutto a Dio incatenandoti a lui come ci si attacca a un chiodo in arrampicata, come ci si lega a un albero nella tempesta, situazione per situazione, momento per momento.
Ecco il segreto svelatoci da Gesù:
Vigilate-vegliate allora in ogni tempo pregando.
In queste poche parole sta il segreto inespresso e non ancora svelato completamente del mistero della vita. Un cuore addormentato non è un cuore addormentato, è un cuore morto.
Il testo svela la ricerca di Dio che è di tale intensità che affascina e invoglia a entrare in un rapporto vivo, un rapporto sponsale con la persona di Gesù. Allora anche il nostro cuore risponde con le parole di Angelo Silesius: “Dio mi ama più di sé, a lui di me dò tanto quant’egli a me di sé.” La prima tappa è quella dello stupore davanti al folle amore di Dio. Per intraprendere il viaggio occorre avere il coraggio di Mosè e avvicinarsi al roveto ardente, bisogna lasciare che Dio scriva la sua Parola sul nostro cuore e rimanere in silenzioso ascolto della sua voce che chiama, ammaestra, sospinge sempre oltre… È molto facile aggrapparsi all’immediato, al tutto e subito, al superficiale transeunte. Sorge qui la necessità di riprendere il percorso da una domanda essenziale posta da Gesù stesso, nel brano di Giovanni 1, 35-42 che dipinge una scena di vocazione: «Che cercate?»; rispondono: «Rabbi, dove abiti?», Gesù replica: «Venite e vedrete». Il discepolo è colui che cerca la dimora di Gesù per stare con lui, vuole conoscere chi è Gesù per seguirlo. Il «venite e vedrete» indica il mettersi alla scuola di Gesù per condividere la sua stessa intimità con il Padre, in dialogo profondo con lui.
Il monito di Gesù è sempre di attualità anche per i cristiani, tentati sovente di “complicare” per sé e per gli altri l’esperienza spirituale con apporti non sempre di qualità. Più che mai essi devono dar prova che vivono raccolti sul Dio Amore, ponendosi al di là delle loro devozioni.
Il Dio dei credenti non è un Dio pensato, imparato, insegnato e predicato, ma un Dio sentito come mio diletto che li mette in grado di muoversi nel mondo più come fiaccole accese di amore di Dio e meno come cervelli imbottiti di nozioni su Dio e schematizzati su forme rituali.
Scrive Bruno Maggioni: «L’amore verso Dio come quello verso il prossimo, è sempre anche desiderio, slancio, affetto. Se questi aspetti mancassero, non si potrebbe più parlare di amore. Del resto è proprio l’amore verso Dio che esige la totalità. Con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze. L’uomo intero, dall’intelligenza ai sentimenti, è coinvolto nell’amore verso Dio. L’amore verso Dio è umanissimo. E tale è ancor più l’amore di Dio verso l’uomo. Come si può rispondere a questo amore del Padre e di Gesù, se non con un amore altrettanto vero, umanissimo, fatto di sentimenti e non solo di obbedienza?»
L’amore di Dio per l’uomo, e anche l’amore dell’uomo per Dio, rimane un amore libero. Esso dipende essenzialmente da una volontà che giorno per giorno si rinnova nell’adesione, nella donazione di sé.