21 Mar Domenica terza di Quaresima . Luca 13, 1-9.
Gesù è in cammino verso Gerusalemme. il suo cammino non è quello di un pellegrino che sale al tempio per compiere i suoi doveri religiosi. Secondo Luca, Gesù percorre città e villaggi «insegnando». Ha qualcosa da comunicare a quelle persone assetate di speranza e di giustizia: Dio è un Padre buono che offre a tutti la sua salvezza. Tutti sono invitati ad accogliere il suo perdono. I peccatori si riempiono di gioia sentendolo parlare della bontà insondabile di Dio: anche loro possono sperare la salvezza. Nei circoli dei farisei, tuttavia, criticano il suo messaggio come anche la sua accoglienza verso gli esattori delle imposte, le prostitute e i peccatori. Il discepolo incontra Dio solo se fa il cammino di Dio che discende nel Cristo abdicando a potere e gloria per assumere la condizione di servo. Il rischio più grave che ci minaccia tutti è quello di finire col vivere una vita sterile. Senza rendercene conto, stiamo riducendo la vita a quello che ci sembra importante. Convertirci significa acquisire uno sguardo puro per vedere la realtà senza pregiudizi o interessi, coltivare un’empatia compassionevole che ci porti a difendere le vittime e a solidarizzare con la loro sofferenza, impegnarci per creare uno stile di vita alternativo ai codici vigenti nella società borghese.
Dobbiamo imparare a vivere in modo diverso, non secondo le regole del gioco che abbiamo imposto nella nostra società egoista, ma in accordo con valori nuovi, dando ascolto alle aspirazioni più profonde dell’essere umano. Dal vicolo cieco in cui è giunta la società del benessere dobbiamo ascoltare il grido d’allarme di Gesù.
Ci salveremo non se arriviamo a essere più potenti, ma più solidali. Cresceremo non se diventiamo sempre più grandi, ma se siamo sempre più vicino ai piccoli. Saremo felici non se abbiamo sempre di più, ma condividendo sempre meglio. Sentiamo oggi tutti il bisogno di un abbraccio di luce. L’abbraccio esprime tutto l’affetto e la compassione per una persona, ha alla base un desiderio di comunione profonda, di ricordarci che siamo Uno con l’altro. Un abbraccio asciuga le lacrime, calma il cuore impaurito, ridona speranza a chi l’ha persa, ridà vigore all’anima… Abbracciamoci, sempre, più che possiamo… ed abbracciamoci bene… cuore contro cuore, senza paura di sentire l’anima dell’altro. Gesù va oltre l’identità del gruppo che chiude e delimita, lui, pieno di Spirito santo, fa un cammino di liberazione, si distanzia dal gruppo e si schiera con chi vede oltre la balaustra della religione. Sia così anche in noi che anche noi possiamo mettere in atto un cammino di maturazione, mentre avvertiamo un richiamo di luce dall’interno, quel deposito universale che ciascuno possiede nel profondo. Un centro in possesso solo di Dio, di cui parla Merton. Ed inizia un processo che porta alla pienezza, una strada di luce. Così si viene alla luce e saremo una cosa sola con la Consapevolezza di Dio.