Guariento Mario | Domenica Quarta Matteo 5,1-5
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Domenica Quarta Matteo 5,1-5

27 Gen Domenica Quarta Matteo 5,1-5

II cammino delle beatitudini è un cammino che ci porta a contemplare l’amore della divina bellezza, a vivere la trasformazione del nostro essere a somiglianza dell’essere di Cristo, cuore e stupore del creato.

Lo Spirito c’invita ad ascoltare una volta ancora le grandi parole delle beatitudini con lo sguardo rivolto al volto trasfigurato e luminoso di Cristo: contemplare, ascoltare, lasciarsi trasformare, per scendere poi nel difficile quotidiano ad affrontare la nostra vita, con atteggiamenti rinnovati. Ma lo Spirito ci dice anche che se è assolutamente necessario salire sul monte, è necessario poi discendere per immergerci nella realtà opaca per trasfigurarla, per attraversare le oscure situazioni del nostro tempo con la luce delle beatitudini che ricreano continuamente “la faccia della terra”.

Le beatitudini non sono un unguento di poco valore, se per suo mezzo il profumo di Cristo si spande per ogni dove. Noi siamo il buon profumo di Cristo, possono dire coloro che sono impegnati, pur nella debolezza umana, in una tensione conformativa al Cristo delle beatitudini.

Di fronte alle nostre difficoltà e perplessità, lo stesso Ambrogio riafferma con forza che l’unica cosa importante è cercare Cristo:

«Noi dobbiamo cercarlo e abbracciare i suoi piedi e adorarlo, perché dica anche a noi: non temete i peccati, non temete i flutti delle passioni: io sono la remissione dei peccati: non temete le tenebre: io sono la luce. Non temete la morte: io sono la vita. Chiunque viene a me non vedrà la morte, è beato in eterno».                                                                                          Una bellezza misteriosa è il Signore perché povera e orante, obbediente e misericordiosa, ma al cui fascino ogni discepolo è chiamato ad orientare la sua vita. Le beatitudini non solo ci configurano al Cristo terreno, ma preparano la nostra configurazione al Cristo glorioso.                 Beati voi, perché vostro è il Regno dei cieli.

Gesù sa bene qual è l’origine di quelle esclamazioni di gioia che scaturiscono dal suo cuore. Non salgono soltanto dal profondo della sua umanità, ma da quel mistero di infinito amore che lo abita. Quando Gesù le proclama c’è in lui un tale fremito, una tale pienezza, che tutto il suo essere riconosce la loro sorgente segreta: l’ardente braciere di amore che egli chiama «Abbà».

Quando propone le beatitudini alle folle, Gesù svela loro il suo segreto, ciò che ha ricevuto di più prezioso: il cuore stesso di Dio.

L’ideale delle beatitudini non è occasionale, un momento della nostra giornata, un’espressione transeunte del nostro vivere, ma il significato profondo, la sostanza stessa della nostra vita da autentici credenti; le beatitudini sono «la prima messa a punto del nostro cammino.

Le sue linee maestre sono: libertà, amore, fedeltà.

Ogni beatitudine «ci libera da una prigione»: dalla prigione del nostro io che ci chiude negli interessi egoistici, nell’affermazione esagerata di noi stessi; ci libera dalla rivincita aggressiva dei propri diritti, dalla sete dell’avere e del potere e spalanca il nostro cuore a Dio, sommo bene, gli fa sentire la sua totale appartenenza a Lui, lo colma di amore e lo rende disponibile ai fratelli, conformandolo pienamente al cuore di Cristo Gesù. Libertà e amore sono la misteriosa sorgente della gioia proclamata da Gesù.

Ma per entrare in sintonia piena ed in modo concreto con le beatitudini è necessario accogliere il messaggio di Cristo e accettarne le esigenze.

Le beatitudini si radicano in un atteggiamento dello spirito che dà significato e valore alle situazioni, alle circostanze, ai fatti, non alla luce della pura ragione, ma a quella della fede, che li trasfigura ponendoli sul piano di Dio.

Le beatitudini trasformano la vita solo se il cristiano, nell’apertura e semplicità del suo cuore, lascia parlare Dio come vuole, con i contenuti che più gli aggradano.