22 Mar Arrenderci all’opera di Dio in noi
Accarezzami, amore
ma come il sole che tocca la dolce fronte della luna
Dio arriverà all’alba
se io sarò tra le tue braccia. Alda Merini
Dio non è il giudice che premia o che punisce, ma il Padre che ci attende, ci abbraccia con tutto ciò che siamo, con il nostro bagaglio di sofferenza, di limiti e di fragilità, ma anche di cose belle.
E questo Padre non chiederà mai di distruggere il male che è in noi, ma di valorizzare e potenziare il bene; non di reprimere gli istinti negativi attraverso la loro fustigazione, ma di superarli con la forza delle passioni positive, con l’entusiasmo per la vita.
Dentro di noi – dice la parabola del grano e della zizzania – vi è del buon grano: sono tutte le possibilità di bene, di verità, di grandezza, di gioia, di vita. Ma al contempo siamo abitati anche da zone umbratili, declinate in cattiveria, invidia, egoismo, gelosie… Che cosa fare? Ci hanno sempre detto di estirpare tutta quest’erba infestante che potrebbe compromettere il nostro rapporto con Dio. Invece Gesù dice: no, «non resistete al male», non estirpate il male da voi, «perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano».
Fare violenza al male, vuol dire ingigantirne la forza negativa. Che cosa dobbiamo fare, dunque? Allargare, dilatare, portare a compimento la propria vita, questa è salvezza. Gesù, con il suo Vangelo, salva allargando, accrescendo, espandendo lo spazio della mia umanità.
Arrenderci all’opera di Dio in noi. Dobbiamo guardare più alle nostre potenzialità, al bene che è in noi, che all ‘ombra che ci abita ed è nostra. Questa è nelle mani di Dio: verranno gli angeli di Dio e la porteranno via loro.
Bisogna essere certi che sarà proprio il bene che ci abita a vincere, trasformando la nostra esistenza in una primavera senza fine.