01 Mag VENERDI’ 01.05.2020
Matteo 13, 54-58.
Quando Gesù ebbe finito di raccontare queste parabole partì da quel luogo. Andò nella sua città e si mise a insegnare nella sinagoga. I suoi compaesani, ascoltandolo, erano molto meravigliati e dicevano: ‘Ma chi gli ha dato questa sapienza e il potere di fare miracoli? E si scandalizzavano di lui.
La parola rivelata ci è stata rivolta non tanto per lo sviluppo di un sistema dottrinale ma per l’incontro con Gesù. Presso i monaci la Parola veniva tradotta nell’ascolto-meditazione: la via che conduceva a contemplare Dio in se stesso. I Padri della Chiesa ci diranno: «Impara a conoscere il cuore di Dio nelle sue Parole ».
Il discorso evangelico ci suscita difficoltà nel meditare la parola di Gesù anche perché a forza di essere ripetuto nell’assemblea ecclesiale, esso è diventato istituzionalizzato come vuota espressione tradizionale di spiritualità cristiana. Il discorso di Gesù — che era nuovo, originale, rivoluzionario, ‘laico’ — col passare del tempo è diventato linguaggio ecclesiastico, istituzionale, religioso e sacro, ormai scontato, a sfondo in prevalenza conservatore, sia pure presentandosi sempre con le stesse parole e con le stesse immagini.
Queste difficoltà, inerenti al testo evangelico, richiedono di essere valutate entro il contesto della conversione-maturazione spirituale.
Il credente, che medita la parola evangelica, deve rendersi profondamente disponibile all’azione dello Spirito. Solo così sa penetrare oltre la forma umana e raccogliersi sulla parola del Cristo rivelatore del Padre. San Gregorio precisava: «La Scrittura cresce in virtù di chi legge», cioè se il lettore ha il dono dello Spirito che lo reca a comprendere il senso nascosto che sta al di là della lettera scritta. La parola evangelica ci riferisce la parola di Gesù, il cui senso reale sta al di là del suo senso materiale immediato; una parola che il Signore profeticamente ascolta dallo Spirito e che ci offre nell’umiltà di un linguaggio umano. La parola di Gesù è comprensibile pienamente da colui che è in intimità d’ascolto con lo Spirito, che è in adorazione del volere del Padre, che sa cogliere i segreti della vita alla luce della sapienza dell’evangelo.
Il linguaggio può offrirsi con una proposta radicale per creare rottura con gli schemi del comune, ordinario ragionamento. Noi viviamo in tempi ecclesiali in cui esiste un’ermeneutica biblica assai rigorosa e dotta, che merita accoglienza e ammirazione. Tuttavia la descrizione del vissuto di Gesù non può essere indicata unicamente mediante i dati dell’odierna esegesi. Tale vissuto sta al di là dei parametri razionali e storici: va oltre la semplice esperienza storica umana. Il credente deve attuare, al di là dell’ascesi, una comunicazione caritativa nell’intimità di Gesù; è invitato a lasciarsi permeare nel profondo dalla luce dello Spirito; è richiesto di lasciarsi condurre per i meandri purificativi dell’esperienza mistica. Solo chi condivide l’esperienza pneumatizzata di Gesù sa comprenderlo; sa capire come venga presentato nel vangelo e riesce a riesprimerlo nel linguaggio odierno.
Dio della storia
che hai parlato le parole eterne
adattandole all’orecchio dell’uomo,
che non hai esitato
a entrare tu stesso nel tempo
per farti incontrare,
conoscere e amare da noi,
donaci di non cercarti lontano,
ma di conoscerti
dovunque la tua Parola
proclama la certezza della tua presenza
velata oggi certamente e sofferta
libera un giorno e splendente. Amen