08 Dic IMMACOLATA
8 DICEMBRE 2020
Nella letteratura giovannea quando si parla di «sposa» il riferimento è sempre alla «Chiesa», mentre quando si parla di «madre», il riferimento è sempre a Maria, la madre di Gesù. Oggi facciamo memoria di una fanciulla ebrea di Nazaret, appena adolescente, scelta da Dio per esser madre di Gesù, l’Unigenito del Padre. Una donna diventa così il punto di congiungimento tra eterno e temporale, divino e umano, infinito e finito. Possiamo dire che il NT è di genere femminile: si apre nel segno della donna, vangelo odierno, e termina nel segno dello Spirito e della sposa/donna dell’Apocalisse. I Padri della Chiesa misero in antitesi e in relazione Maria ed Eva, le due figure femminili attorno a cui ruota tutta la salvezza che si fa storia.
La prima lettura di Gen. 3 descrive l’inizio del cammino d’incarnazione, che in Maria trova compimento come descrive Luca al cap. primo, costituendo così un «unicum» ininterrotto da Eva a Maria, da Adam a Gesù. Purtroppo, la liturgia di oggi spezza il capitolo 3 della Genesi per cui non è possibile intravedere la struttura del racconto, armonico e geniale, nato dalla riflessione teologica di una corrente sapienziale della corte di Salomòne intorno al sec. X.
Nel giardino di Eden, Adam ed Eva hanno disobbedito a Dio per emanciparsi da lui; non vogliono cioè accettare alcun limite alla natura e pretendono di essere loro stessi «dio», ma si ritrovano nudi e così «opachi» da temere la luce di quel Dio con cui conversavano amabilmente al sorgere dell’alba. Si nascondono perché c’è una frattura tra loro e il Creatore: non sono più la sua immagine riflessa. Prima della ribellione Adam ed Eva erano «vestiti» di luce e la loro pelle era luminosa; dopo il tentativo di spodestare Dio per prenderne il posto con il potere di giudicare «il bene e il male», attraverso il possesso della «conoscenza», si accorgono di essere «nudi» e si nascondono. Immediatamente sperimentano che la separazione da Dio è anche frattura tra di loro. Nessuno riesce ad assumersi la propria responsabilità, ma si accusano a vicenda: l’uomo accusa la donna, la donna accusa il serpente. Inizia il gioco dello scaricabarile che tanto successo avrà lungo i millenni e i secoli. Letterariamente è una costruzione a cerchio che dà al testo una portata di straordinaria bellezza. Un capolavoro.
Per ricostruire l’ immagine perduta sarà compito del «nuovo Adam» che dovrà passare attraverso la nuova donna. Genesi 3,15, «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno», è detto «protovangelo», perché è il primo annuncio in assoluto della nuova alleanza che si concluderà con la morte e la risurrezione di Gesù. Il patto è appena consumato e spezzato e Dio già offre un’àncora di salvezza. Inizia il cammino di speranza e la salvezza di Dio entra nella storia. Da questo momento però inizia anche un lento e progressivo allontanamento dell’umanità da Dio, finché la storia non incontrerà una ragazza ebrea, adolescente, una donna che con la sua scelta modifica il corso della storia donandosi: ella accetta di essere il punto di congiunzione tra il divino e l’umano, l’eterno e il temporale, Dio e l’uomo. Ecco il senso e la dimensione della festa di oggi. Dio ha bisogno di una donna per il suo nuovo piano di redenzione e chiama un’adolescente ebrea facendone un’oasi di refrigerio, un punto di richiamo per tutta l’umanità.
Maria non poteva essere che come Eva prima della ribellione: una trasparenza di Dio, una creatura liberata da fantasmi, deserta da idoli, svuotata dell’inutile e ricolma solamente di una promessa accolta che lo Spirito germogliante fa nascere a realtà. L’Immacolata è Maria che sta dinanzi a noi come modello e profezia. Profezia per leggervi la nostra vocazione: oltre il presente saremo tutti vergini e immacolati, totalmente abitati dall’amore di Dio. Ora in Lei danza la vita che si è accesa; danza con il suo corpo dilatando nella libertà spazi infiniti , ove Dio si compiace e gli uomini già oggi assaporano le novità della salvezza.