Guariento Mario | Festa della ss.Trinità .Matteo 28,16-20 
Tutte le opere, i commenti, le riflessioni di Don Mario Guariento
guarientomario, gauriento, don guariento, guariento mario, mario guariento, liturgia guariento
1403
post-template-default,single,single-post,postid-1403,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,vertical_menu_enabled,side_area_uncovered_from_content,qode-theme-ver-7.6.1,wpb-js-composer js-comp-ver-5.2.1,vc_responsive
 

Festa della ss.Trinità .Matteo 28,16-20 

27 Mag Festa della ss.Trinità .Matteo 28,16-20 

La festa della ss.Trinità  è una festa che invita non tanto a parlare del grande mistero che annuncia ma a contemplare il LUOGO dove noi dimoriamo… la comunità del Dio Amore.                                      

Mi hanno colpito al riguardo due testi che ho avuto tra le mani: uno di Clemente Alessandrino, Padre della Chiesa, che parla e scrive molto su Dio e sembra saper tutto su Dio. E allora i discepoli un giorno gli chiedono: “Ma come fai a parlare di Dio? E’ come se tu convivessi con Dio. Che fai? Hai dei rapporti segreti con Lui, mangi, dormi assieme, sei visitato, come fai a sapere tante cose su Dio?” E lui risponde: “Ma io non so nulla su Dio”. “Eppure scrivi da mattina a sera su Dio”. Scrivo e parlo di Dio da mattina a sera solo per non distrarmi su altro”.                                                                            

E così Sant’Agostino risponde a degli allievi che gli dicono: “Ma non è una bella presunzione la tua, il pretendere di sapere tutte queste cose su Dio?” E Sant’Agostino dice: ”Sarebbe una bella pretesa, fosse la pretesa di sapere tante cose su Dio. Ma io non ho questa pretesa”. “E allora perché ne parli?”.  “Per non lasciare Dio inespresso…”.      

Allora, si potrebbe dire: al cristiano è dato di parlare su Dio, mantenendo il silenzio su di Lui, senza violare con la parola il silenzio dentro al quale tu ne parli. Parliamo della Trinità in questo modo: parlare di Dio senza cedere alla tentazione della definizione… ma con l’esperienza, con il cammino della nostra vita.                                                                                                              

 Il Dio di Gesù ci propone un «progetto» che ha preso corpo nella persona di Gesù: essere nel mondo e nella storia di ogni tempo, uomini e donne in relazione per creare un nuovo modo di stare tra gli umani e tra i popoli, alimentandoci dall’ascolto della Parola di Dio che diventa la scuola del nuovo mondo che genera «padri e madri» di figli di Dio liberi e convergenti, in solidarietà e insieme. Questo è il progetto dei «cieli nuovi e della nuova terra» che costituiscono il «regno di Dio». Di questa realtà possiamo solo sperimentare il suo evolversi storico, cioè possiamo conoscere Dio nelle modalità con cui noi lo percepiamo nella storia. La stessa Bibbia usa spesso il genere letterario antropomorfico nella descrizione di Dio, segno della difficoltà di rappresentarlo o concepirlo al di fuori di categorie sperimentali alla nostra portata. Non possiamo salire al cielo perché non abbiamo accesso alla divinità, noi possiamo solo conoscere ciò che sperimentiamo all’interno della nostra storia e, infatti, il Dio di cui Gesù è voce e profeta, ha scelto l’unica strada possibile: si è incarnato in molti modi e infine nella persona del Figlio perché solo così poteva farsi riconoscere da noi. Coloro che esaltano la divinità di Gesù e ignorano la sua umanità compiono un’operazione pericolosa: rischiano d’impedire l’incontro degli uomini con Dio sull’unico terreno per questi possibile: l’umanità. Non è il rito, ma la vita il luogo privilegiato di ogni relazione umana, anche di Dio, di un Dio liberato da ogni onnipotenza pagana e restituito al suo progetto di «creare» una nuova umanità, oggi possibile. Più esaltiamo il volto umano di Gesù di Nazaret, più siamo in grado di percepire la sua narrazione e la sua esperienza del «Padre» che ci rende capaci di vivere, attraverso di lui, il dinamismo d’amore con il Padre e lo Spirito Santo, cioè con la Trinità. Se guardiamo l’Eucaristia che celebriamo tutte le domeniche, scopriamo che ha una dimensione trinitaria dall’inizio alla fine. vivere, attraverso Cristo, il dinamismo d’amore con il Padre e lo Spirito Santo. La conclusione che possiamo ricavare è semplice: l’Eucaristia è il sacramento della comunione che si fa intimità perché avviene nel segno del banchetto dell’ascoltare e del mangiare insieme a cui siamo invitati dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo; un banchetto a cui non partecipiamo da soli, ma insieme ad una grande famiglia nella quale esprimiamo noi stessi come persone, cioè immagine e somiglianza di Dio che è relazione di comunione cioè capacità generante amore. Oggi apprendiamo che solo una vita di relazione nell’amore è una vita che somiglia a Dio il quale si racconta a noi come Unità e Trinità d’Amore che altro non è che l’obiettivo di ogni vita che aspira alla pienezza.