03 Nov Domenica Trentunesima. Matteo 23, 1-12
Al tempo di Gesù la setta dei farisei raggruppava anche i dottori, gli scribi e un certo numero di sacerdoti ed erano circa seimila persone che il popolo riconosceva come guide spirituali. Fu tra questo gruppo che Gesù incontrò l’opposizione più dura perché gli altri antagonisti, sacerdoti e sadducei, si opponevano a Gesù solo per opportunismo politico o religioso. Le parole più dure pertanto Gesù le riserva ai farisei sferzandoli con l’accusa di ipocrisia, di ambizione, nonostante fossero persone credenti e osservanti, impegnati in un cammino di fede che, dobbiamo ritenere, era autentico. La liturgia di oggi si può sintetizzare in una sola parola che è «ambizione». Solo la coscienza del proprio limite e del proprio peccato ci aiuta a essere veri con noi stessi e misericordiosi con gli altri. La persona vera è colei che copre le nudità altrui, l’ambizioso gode nello scoprirle. L’ambizione è umilmente salita, gradino dopo gradino, fin sulle cattedre delle religioni, sulle cattedre delle guide spirituali della terra. E’ nello scopo di ogni azione, nel respiro trattenuto dell’ammirazione. È nella legge, è nelle costituzioni, è nell’occhio della gente. Si alimenta di compiacimento offerto e ricevuto e preferisce le sedie comode, ma a patto che siano anche le prime nella fila dell’importanza. Serpeggia ovunque, non ha limiti di appartenenza, non conosce confini e recinti, sfrutta tutto e ogni cosa per espandere il suo impero e il suo dominio. L’ambizione non ha nemici sulla terra, controlla ogni cosa e ogni relazione, ogni rapporto e legame, affare, progetto e impegno. È lei, l’ambizione, che crea la confusione spirituale e oscura l’intelligenza. Confusione tale e così profonda, che non solo ha scomposto gli equilibri della vita, ma ha addirittura rovesciato la percezione di ogni cosa. L’ambizione ha talmente sovvertito ogni cosa che Gesù è costretto a ricordarci di essere prudenti perché, nel mondo di Dio, altri sono i piani e le verità: chi si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato. Sarebbe uno spreco innominabile passare tutta la vita entro le spire dell’ambizione per poi scoprire che, davanti a Dio, è meno del nulla e a nulla serve per la nostra crescita personale e per l’evoluzione collettiva. L’umiltà e vivere per la gloria di Dio sono l’unico antidoto. Da quando abbiamo voltato le spalle a Dio, le cattedre della sapienza ispirata si sono trasformate in fornaci per ridurre in cenere le fragili menti dei popoli e delle generazioni. Da quando l’uomo ha cancellato l’amore di Dio nel suo cuore, si è permesso di insediarsi nei seggi del potere religioso e politico per sottomettere e insidiare la dignità degli altri uomini. Da quando abbiamo scelto il potere al posto dell’onore, l’ambizione trasforma ogni azione e occasione in una possibilità irrinunciabile per avere successo e moltiplicare, negli specchi delle aspettative altrui, la nostra immagine. Da quando l’uomo ha messo a morte Gesù, nel cuore e nella mente non vede l’ora di coprirlo di ridicolo, semplicemente per sostituirsi a lui, e finalmente farsi cercare, osannare e chiamare da tutti gli altri maestro dell’umanità, in ogni angolo della terra e della storia. Da quando l’uomo ha lasciato la casa del Padre, si è addestrato a chiamare casa le scatole di materiale vario in cui dorme e mangia. Da quando l’uomo ha tradito la luce dello Spirito Paraclito, si è arrogato a turno nella storia il diritto di spacciarsi egli stesso quale guida illuminata dei suoi simili. Da quando l’uomo ha allontanato da sé il volto di Dio, si è così svuotato di sé da trasformare tutta la vita in una frenetica occasione per essere grande, procurarsi successo, nome, immagine e gloria. Da quando l’uomo è scappato dall’armonia divina, ha voluto ubriacare il suo cuore e la sua mente di ogni ambizione, successo e vanità possibili e ha perso la più alta forma di intelligenza, la più elevata possibilità di comprensione, la più potente delle armonie interiori, la più profonda espressione dell’amore: l’umiltà. L’umiltà è già, è sempre e per sempre sarà semplicemente la più alta. Più alta della ragione, delle parole, dei discorsi, delle argomentazioni, dell’intelligenza e si raggiunge con un passo. Un solo piccolo passo, un passo all’indietro, verso se stessi, dentro se stessi, guardando le stelle.