08 Set Domenica Ventitreesima. Matteo 18,15-20
Il tema centrale del brano evangelico è sicuramente il «perdono» ed è molto significativo che costituisca il perno del discorso sulla comunità. La vita comunitaria, di coppia, familiare, ecclesiale, monastica, è difficile perché non si basa solo sulla divisione dello spazio, sulla regolamentazione del tempo, sulla sincronia di tempi e spazi comuni, ma sulla «comunione» che è qualcosa di più profondo della «condivisione» e anche più imponderabile. La vita comune come la vita di coppia, dal punto di vista cristiano, non si fonda sulla reciprocità ma sul riconoscimento duplice: dell’altro come parte di sé e di sé come «luogo vivente» di accoglienza.
Questa visione contiene in sé l’amicizia, l’amore, la gratuità e anche il perdono, non come una concessione di chi è ferito da eventuali torti verso chi ha ferito, ma come orizzonte all’interno di una prospettiva di vita, un dinamismo dell’esistenza. Il perdono è prendersi cura dell’altro come parte vitale della propria esistenza, non solo quando sta bene, ma anche nella fragilità, nello smarrimento. La nuova comunità del regno instaura un metodo nuovo di relazione che va oltre la legge e la giustizia, chi sbaglia deve essere rispettato nella sua dignità perché non cessa di essere persona: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello». La Legge può intervenire solo se fallisce l’amore e la fraternità: allora si deve ricorrere a due o tre testimoni come ulteriore tentativo riservato di recupero.
Questo metodo, lento e formativo, ha una sua pedagogia intrinseca: fare di tutto per aiutare chi sbaglia a ravvedersi, senza lasciare nulla d’intentato.
La Chiesa nella prospettiva evangelica non è un «insieme di isolati» o la coesistenza di singoli, ma un’armonia di libertà differenti che camminano insieme attorno al fondamento essenziale che si chiama amore, dono, misericordia, perdono.
E ancora Gesù afferma che “se due di voi si mettono d’accordo per domandare qualunque cosa, il Padre mio ve la concederà. Perché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.” Il verbo “mettere d’accordo” è sinfonéo, da cui la parola “sinfonia”. E’ importante perché indica la caratteristica della vita della comunità. Sinfonia significa che diverse voci, diversi strumenti suonano ciascuno dando il meglio di sé. Non ci deve essere una uniformità di voci e di suoni, ma c’è una varietà nell’unico spartito che è quello dell’amore. Quindi è l’amore vissuto nelle varie forme, fiorito nelle varie modalità. Ogni comunità orante non si riunisce per bearsi di un momento di tranquillità e per estraniarsi dal mondo, ma è convocata dallo Spirito per rendere testimonianza al mondo che Gesù è presente in mezzo a noi. Non è la comunità che rende presente Dio, ma è la Presenza di Cristo che dà fondamento e senso alla testimonianza della Comunità.
Pregare qui significa farsi carico del peccato altrui per presentarlo a Dio nella comunità orante, affinché lo Spirito di Dio sappia, a modo suo, convertire il cuore di chi ha sbagliato. Pregare significa essere presente, contemporaneo e compagno di viaggio anche di chi se ne è andato per i fatti suoi e ha voluto rompere tutti i ponti dietro di lui. Matteo inserendo in questo contesto il detto sulla preghiera, ci insegna che essa è il luogo privilegiato dove si sconfigge il male perché ci si immerge nella natura di Dio per scoprire la nostra natura comunionale. La Chiesa è una comunità in cammino che ha sempre bisogno di purificazione e di rinnovamento nel perdono dato e accolto. Nessuno può accogliere il dono di Dio se non lo sperimenta nella vita quotidiana della Comunità che si rende visibile nell’ eucaristica. In essa s’impara il perdono «di Dio» che non si esaurisce tra i membri del proprio gruppo ma si estende fino ai confini del mondo, fino al cuore di Dio stesso che per questo si rende presente nella Parola, manducabile nel pane spezzato, bevibile nel vino e visibile nel perdono senza condizione.
Il perdono senza confini è l’ orizzonte della nuova umanità che nasce dall’evangelo.