30 Set Domenica Ventiseiesima. Marco 9, 38-48
Nonostante gli sforzi di Gesù per insegnare a vivere al servizio del regno di Dio, rendendo la vita delle persone più umana, degna e felice, i discepoli non riescono a comprendere lo Spirito che lo anima, il suo grande amore per i più bisognosi e l’orientamento profondo della sua vita.
I discepoli informano Gesù di un fatto che li ha infastiditi molto. Hanno visto uno sconosciuto che «scacciava i demoni». Sta agendo «in nome di Gesù» e sulla sua stessa linea: si dedica alla liberazione delle persone dal male che impedisce loro di vivere in modo umano e nella pace. Tuttavia, ai discepoli non piace la sua opera di liberazione. Non pensano alla gioia di quelli che sono guariti da quell’uomo. Il suo comportamento pare loro un’intrusione che bisogna far smettere.
Proprio mentre procede verso l’estremo dono di sé, quando si potrebbe pensare che abbia perso tutto il suo potere e il suo messaggio finisca nel fallimento della morte, Gesù si dimostra fonte di salvezza per gli uomini, in modo tale che alcuni, che sono al di fuori dalla sua comunità, trasformano gli altri e compiono miracoli nel suo nome.
Come rappresentante ufficiale di Gesù, Giovanni vuole esercitare il controllo su questo potere messianico, vuole imporre una carta di fedeltà ecclesiastica a coloro che pronunziano il nome di Gesù.
Ora, in contrapposizione a questo, dopo aver concentrato il suo insegnamento sui suoi discepoli, Gesù amplia il suo raggio di influenza e spezza ogni invidia tra i suoi seguaci, perché nell’invidia non c’è il desiderio di conservare il bene, bensì il desiderio di distruggerlo. Egli non vuol formare una setta o una comunità chiusa dove l’istituzione si debba imporre, né fondare un gruppo ufficiale di persone dedite a compiere prodigi.
Vuole che l’impulso della sua dottrina e la vita dei suoi discepoli si possano estendere al di là di ogni frontiera. I cristiani non sono padroni della forza che nasce dal sacrificio di Cristo, né la possono controllare, poiché Gesù dona un impulso di vita, energia miracolosa, a tutti coloro che vogliono agire in suo nome. Egli ha dato spazio a noi su questa terra, ma anche ha creato la terra come uno spazio per tutti gli altri.
Il Vangelo di oggi riconosce che Dio agisce e collabora con tutti che non solo a parole ma nei fatti compiono le opere del vangelo. Dalle risposte di Gesù emerge ancora per i discepoli la necessità di un profondo cambio di mentalità, che bandisca dalla nascente comunità ogni mentalità di privilegio o di esclusivismo religioso; essi devono attuare una reale apertura verso coloro che sono fuori della comunità, ripudiando ogni giudizio farisaico e intollerante e sapendo al contrario che Dio li ama ed offre loro la salvezza.
La promessa di Gesù relativa al «bicchiere d’acqua» relativizza infine l’importanza dell’attività delle grandi opere, perché è nel servizio umile e poco appariscente che si attua l’incontro con Dio. Nonostante gli sforzi di Gesù per insegnare loro a vivere al servizio del regno di Dio, rendendo la vita delle persone più umana, degna e felice, i discepoli non riescono a comprendere lo Spirito che lo anima, il suo grande amore per i più bisognosi e l’orientamento profondo della sua vita. Non è facile oggi vivere con onestà le proprie convinzioni in una società che sembra tollerare tutto, ma in cui, allo stesso tempo, i fanatismi tornano a riprendere tanta forza. Noi cristiani dovremo imparare a vivere la nostra fede senza dissolverla con leggerezza in falsi relativismi e senza chiuderci ciecamente in fanatismi che poco hanno a che vedere con lo spirito di Gesù. È sempre possibile la fedeltà a Gesù e al suo progetto, e l’apertura onesta verso tutto quello che di buono e positivo si trova fuori dal cristianesimo. È questa la lezione che ci viene da quel Gesù che corregge i suoi discepoli quando respingono un uomo che scaccia demoni, solo perché, come dicono, «non ci seguiva». Il messaggio di Gesù è chiaro: chi fa il bene, anche se non ci segue, anche se non è dei nostri, è a nostro favore. Se i cristiani non fanno delle scelte, per quanto possano essere dolorose, che assicurino la fedeltà a Gesù, il suo progetto non si aprirà la via nel mondo.