31 Mag DOMENICA DELLA SANTA TRINITA’
Matteo 28,16-20
Trinità e Unità in Dio stanno solo a significare che il Dio di Gesù Cristo è «una relazione», compiuta, completa e perfetta in se stessa. Così perfetta che può permettersi di limitarsi e di relativizzarsi, assumendo il processo di vita delle cose create, finite e limitate. La Trinità non è un «mistero» nel senso occidentale e razionalistico del termine di cosa sconosciuta, al contrario, la Trinità è l’«epifania» del progetto di Dio di cui Gesù ci «ha fatto l’esegesi».
Gesù stesso ci assicura che egli, il Padre e lo Spirito «siamo una cosa sola», dando per certa e definitiva una consistenza di comunione, mentre sul versante storico esprime e manifesta un indirizzo, una tensione, una mèta: l’unità nella diversità. La Trinità è così il monte della convergenza dei popoli di cui parla Isaia e verso cui cammina il genere umano per superare la «babele» della divisione. La liturgia e, in essa, le letture bibliche, non ci descrivono «Dio» o la sua natura, ma ci spingono a una visione, a una prospettiva o, se si preferisce, alimentano in noi il desiderio di un sogno di pienezza. Se non siamo capaci di relazioni con noi stessi, con gli altri, nella Chiesa e nel mondo, è difficile che possiamo «dirci» credenti secondo la proposta di Gesù Cristo. Oggi siamo invitati a valutare la natura e la profondità della nostra capacità di relazione, cioè la qualità e la natura della nostra vita. La relazione d’amore «si fa carne», è accessibile alla dimensione umana; quasi a dire che Dio prende corpo per «essere simile a noi». Nella creazione siamo noi a essere creati «a immagine di Dio»; in Gesù Cristo è Dio che si fa «a nostra immagine». Gesù di Nazareth è venuto tra noi e ci ha parlato di Dio come «Padre» di cui si è accreditato «Figlio», lasciandoci in eredità nell’atto di morire lo «Spirito Santo-Paracleto», come pegno e garanzia della sua presenza e del suo insegnamento. Apprendiamo così per rivelazione che Dio non è un Dio solitario, adorabile nel suo isolamento, ma è un Dio Padre-Madre che si prende cura dei suoi figli oppressi, interviene, s’incarna come Dio della storia e degli eventi: egli è il Dio che ha inviato i profeti e che in Maria di Nazareth ha preso corpo umano, diventando in tutto uomo tra gli uomini.
Noi possiamo conoscere Dio nelle modalità con cui noi lo percepiamo nella storia, possiamo solo conoscere ciò che sperimentiamo all’interno della nostra storia e, infatti, Dio ha scelto l’unica strada possibile per farsi conoscere: si è incarnato in molti modi e infine nella persona del Figlio perché solo facendosi uomo poteva farsi riconoscere da noi. Coloro che esaltano la divinità di Dio fino a mettere tra parentesi la sua umanità compiono un’operazione pericolosa: rischiano d’impedire l’incontro degli uomini con Dio sull’unico terreno per questi possibile: l’umanità. Più esaltiamo il volto umano di Gesù di Nazareth, più siamo in grado di percepire la sua narrazione e la sua esperienza del «Padre» che ci rende capaci di vivere, attraverso di lui, il dinamismo d’amore con il Padre e lo Spirito Santo, cioè con la Trinità.
La conclusione che possiamo ricavare è semplice: l’Eucaristia è il sacramento della comunione che si fa intimità perché avviene nel segno del banchetto, dell’ascoltare e del mangiare insieme a cui siamo invitati dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, un banchetto a cui non partecipiamo da soli, ma insieme ad una grande famiglia nella quale esprimiamo noi stessi come persone, cioè immagine e somiglianza di Dio che è relazione di comunione cioè capacità generante amore. Oggi apprendiamo che solo una vita di relazione nell’amore è una vita che somiglia a Dio il quale si racconta a noi come Unità e Trinità d’Amore che altro non è che l’obiettivo di ogni vita che aspira alla pienezza. L’Uomo, la Natura, il Dio tre volte Santo, ogni giorno insieme cantano i nuovi Salmi di lode, sulle tonalità dell’armonia cosmica, delle vibrazioni dei pensieri puri dell’uomo, dei lineamenti del bel volto di Dio. Vengono inaugurati i tempi nuovi della speranza, di ricordarsi di quanto ha fatto Dio per l’uomo, i tempi dell’orazione eco-logica che va ritmando le ore del giorno, ricordando quanto è buono e bello il Signore.
E, se apparissero fallimenti, delusioni, scoramenti, impossibilità? Allora, si ricomincia: Nel Nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo per portare a compimento la Storia di Dio e dell’uomo.