11 Apr Risurrezione
Con la morte di Gesù si annuncia un’era nuova, perché la morte cede per sempre il passo alla vita. Nel momento in cui siamo liberati dal potere arrogante e assoluto che è la morte, Gesù scompare dalla vista e si sottrae all’esperienza fisica. È il paradosso della Pasqua! Egli è il Lògos incarnato, cioè sperimentabile, visibile, ascoltabile, ma resta il Dio invisibile e sfuggente: una Presenza assente o una Assenza presente. Vive in mezzo a noi, muore come noi, ma il suo corpo non c’è più, mentre i teli che lo ricoprivano restano lì al loro posto ad avvolgere il vuoto lasciato dal corpo. Il Dio cristiano è un Dio presente, e nello stesso tempo, assente. È assente perché nessuno può contenerlo e tanto meno possederlo. È presente perché si lascia intravedere nei segni che ne testimoniano la «Presenza»: i teli, le donne e gli uomini che lo hanno visto, le parole che ha detto, i gesti che ha compiuto, la speranza che ha lasciato, specialmente ai poveri e ai derelitti che ha dichiarato «Beati» per il Padre suo. Vogliamo anche noi abitare il cuore di Dio che ci è stato svelato nel mistero della passione, della morte e della risurrezione di Gesù, invocando lo Spirito Santo perché ci radichi nel fondamento della risurrezione del Signore, premessa della nostra. Il giorno di Pasqua grida che tutti possiamo risorgere se siamo in grado di leggere i segni non già del sepolcro, ma della storia; è questa il nuovo tempio dove Dio incontra l’umanità per celebrare un incontro d’amore e di vita: un incontro tra innamorati.