Guariento Mario | Domenica Quinta. Matteo 5.13-16
Tutte le opere, i commenti, le riflessioni di Don Mario Guariento
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Domenica Quinta. Matteo 5.13-16

03 Feb Domenica Quinta. Matteo 5.13-16

Due immagini definiscono questa domenica: la luce e il sale, assunti come identità della vita cristiana. Gesù non parla in metafora perché non dice che la vita è come il sale o come la luce; egli parla d’identità: Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo. Ci inginocchiamo davanti al Crocifisso, presente nei crocifissi della storia di tutti i tempi e specialmente negli emarginati dei nostri giorni e opponiamo l’identità del sale e della luce a quanti vogliono usare la «religione» come strumento di divisione. Il sale ha diverse proprietà: purifica le ferite, preserva i cibi dalla corruzione, mantiene il calore e dà sapore.  Per essere gradite a Dio, le vittime dovevano essere cosparse di sale, simbolo di fedeltà. Quando Gesù sull’altare della croce offre se stesso in nome dell’umanità, dice «Tutto è compiuto», nel senso che la sua sofferenza e la sua morte sono state il sale con cui ha salato l’alleanza nel suo sangue e ha lasciato il sapore nella storia per sempre. Per questo, oggi possiamo ascoltare questa parola rivolta direttamente a noi: Voi siete il sale… voi siete la luce. Il discepolo ha la stessa missione del maestro: salare la storia e costruire fraternità e pace. Chi scopre ciò che deve soffrire per il suo maestro, trova forza nella certezza della presenza quaggiù del «Padre che è nei cieli e gusta la felicità di essere suo figlio. Illuminato e confortato da questa fede comincia anche il discepolo a rivelare agli altri la bellezza di una vita che sta tutta tra le braccia del Padre e che Egli custodisce gelosamente per una eredità che nessuno potrà rapirgli. Rendendo testimonianza al regno con la parola e le opere, i discepoli daranno all’intera umanità il suo vero valore e il suo gusto autentico. Il sale dà sapore a ogni realtà umana; se viene meno, non può essere sostituito con nient’altro, e il discepolo diviene insignificante per gli uomini. Pochi scritti oggi possono colpire il cuore dei credenti con tanta forza come il piccolo libro di Paul Evdokimov, L’amore folle di Dio. Con fede ardente e parole infuocate, il teologo russo mette allo scoperto il nostro cristianesimo abitudinario e appagato.

La Chiesa appare ai suoi occhi non come «un organismo vivo della presenza reale di Cristo», ma «un luogo dove si nutre se stessi». I cristiani non hanno il senso della missione, e la fede cristiana «ha stranamente perso la sua caratteristica di fermento». Il vangelo vissuto dai cristiani di oggi «incontra solo una totale indifferenza ». Ci manca la verità delle «buone opere», e riempiamo la nostra vita di chiacchiere e di ogni tipo di disquisizioni. Non siamo capaci di dare ai nostri figli un esempio di vita degna, e trascorriamo i giorni esigendo da loro quello che noi non viviamo.

Se abbiamo il coraggio di accettare la nostra mediocrità, ci apriremo più facilmente all’azione di questo Dio che può ancora trasformare la nostra vita.

Forse siamo caduti in una« anemia di vita interiore» che ci impedisce di sperimentare e vivere la vita di ogni momento in modo più intenso, gioioso e fecondo.

Abbiamo bisogno di riscoprire che la fede è sale che può farci vivere tutto in modo nuovo: la convivenza e la solitudine, la felicità e la tristezza, il lavoro e la festa. Per essere «sale della terra», l’importante non è l’attivismo, l’agitazione, il protagonismo superficiale, ma «le buone opere» che nascono dall’amore e dall’azione dello Spirito in noi.

Con la rivelazione di chi siamo, sale della terra, il Signore Gesù ci delinea anche quale è il nostro fondamentale impegno per esser suoi discepoli. E’ acquisire giorno dopo giorno la sapienza di cui il sale è l’icona.

Con la conoscenza sapienziale, Dio ci comunica se stesso, il suo modo di pensare e di agire, la sua mentalità, il suo modo di relazionarsi, ci comunica il suo stile di vita, ci rende partecipi della sua vita. E’ una conoscenza che trasforma il vissuto non per un comandamento né per un imperativo etico che proviene dall’ esterno, ma per una relazione che ci ha conquistati e infiammati d’amore, un incontro che ci ha rapito il cuore. E da questo rapimento d’amore inizia la nostra conversione.

La sapienza ci dischiude i significati della vita, ci dice il senso di ciò che accade nella nostra vita e nella storia, ci apre ai significati profondi degli avvenimenti. Mai come in questo tempo abbiamo bisogno della sapienza, perché ciò che i nostri contemporanei invocano è proprio il senso autentico del vivere.

Solo l’Amore, non la legge, può chiedere di rinunciare a se stessi. Senza l’Amore tutto può diventare patologico. L’opera della Sapienza per formare gli amici di Dio passa attraverso le dinamiche della lotta spirituale in quanto la nostra relazione con Dio e tra di noi è segnata dal peccato e continuamente insidiata dalla tentazione.

La sapienza del discepolo è la sapienza della vita di coloro che hanno trovato in Gesù il loro Maestro e Signore e sono divenuti testimoni trasparenti della sua vita bella; bella perché condotta dallo Spirito santo e vissuta in costante relazione con il Padre. Sono diventati discepoli, cioè aperti a ripercorrere il suo itinerario di Figlio. Il Figlio, entrando nella storia e vivendo la nostra condizione umana, ha accolto, con umiltà e mitezza, le mediazioni umane, accettandole come espressioni dell ‘Amore.

È questa Sapienza di Gesù, che ha conquistato i primi discepoli e tutti quelli che, lungo i secoli, l’hanno seguito più da vicino, nel cammino di identificazione con Lui.