Guariento Mario | Domenica quattordicesima. Luca 10, 1-20.
Tutte le opere, i commenti, le riflessioni di Don Mario Guariento
guarientomario, gauriento, don guariento, guariento mario, mario guariento, liturgia guariento
1575
post-template-default,single,single-post,postid-1575,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,vertical_menu_enabled,side_area_uncovered_from_content,qode-theme-ver-7.6.1,wpb-js-composer js-comp-ver-5.2.1,vc_responsive
 

Domenica quattordicesima. Luca 10, 1-20.

03 Lug Domenica quattordicesima. Luca 10, 1-20.

In questo testo Luca raccoglie un’importante esortazione di Gesù non rivolta ai Dodici, ma a un altro gruppo numeroso di discepoli, che invia perché collaborino con lui al suo progetto di salvezza. Le parole di Gesù costituiscono una specie di carta fondatrice, alla quale i suoi seguaci dovranno ispirarsi nel loro compito di evangelizzazione.
Oggi appare molto pericolosa la tentazione di ripiegarci sui nostri interessi, sul nostro passato, sulle nostre acquisizioni dottrinali, sulle nostre pratiche e abitudini. Ancora di più se lo facciamo irrigidendo ulteriormente il rapporto con la cultura attuale. Non basta predicare una verità perché sia realmente attraente e desiderabile. È necessario renderla comprensibile. Non basta predicare sermoni dall’altare. Dobbiamo imparare ad ascoltare, accogliere, guarire le ferite dei sofferenti. Solo così  troveremo parole umili e buone che avvicinino a quel Gesù, la cui tenerezza insondabile ci mette in contatto con Dio, il Padre buono di tutti.
Per questo saranno necessari cristiani sapienti e profeti, capaci di trasmettere in maniera persuasiva e convincente il messaggio di Gesù. Non basta avere strutture, tecniche e pedagogia adeguate per l’annuncio del messaggio cristiano.
Il Vangelo non è solo né soprattutto una dottrina. Il Vangelo è la persona di Gesù: l’esperienza di umanizzazione, di salvezza, di liberazione, che ebbe inizio con lui. Per questo evangelizzare non significa solo propagare una dottrina, ma rendere presente nel cuore stesso della società e della vita la forza di salvezza della persona di Gesù Cristo. Per realizzare questa esperienza di liberazione, i mezzi più adeguati non sono quelli del potere, ma i mezzi poveri di cui si servì lo stesso Gesù: l’amore solidale per i più abbandonati, l’accoglienza di ogni persona, l’offerta del perdono di Dio, la creazione di una comunità fraterna, la difesa degli ultimi. Importante è contare su testimoni, nella cui vita si possa percepire la forza di umanizzazione racchiusa nella persona di Gesù, quando è accolta in modo responsabile. La formazione dottrinale è importante, ma solo quando alimenta una vita più evangelica.
La testimonianza ha il primato assoluto. Le strutture sono necessarie proprio per sostenere la vita e la testimonianza dei seguaci di Gesù. Per questo, la cosa più importante non è il numero, ma la qualità di vita evangelica che può irradiare una comunità ecclesiale.
Forse dobbiamo ascoltare con maggiore attenzione le parole di Gesù ai suoi inviati: «Non portate borsa, né sacca, né sandali». Portate con voi lo Spirito. Siamo chiamati a vivere aiutando gli altri a scoprire che la bontà e la benevolenza esistono, e che la vita, «nonostante tutto», può essere buona. L’ aggressività, la menzogna e la violenza stanno spingendo tutti noi verso una società meno umana e più distruttiva.
Non è facile oggi vivere in un atteggiamento di rispetto, amicizia e accoglienza. È facile diventare ogni giorno un po’ più duri e difenderci attaccando e facendo del male. Dobbiamo tornare a Gesù e imparare da lui. Il suo impegno nel rendere la vita più umana, la sua amicizia aperta a tutti, la sua vicinanza ai più dimenticati, la sua bontà instancabile continuano ad attrarci.  Questo rapporto con il Dio dell’amore nella feda tende ad approfondirsi e a dilatarsi in momenti di raccoglimento e di contemplazione del mistero intimo di Lui quale l’evento Gesù Cristo permette di attingere sotto l’azione dello Spirito. Tutti i cristiani-discepoli sono mistici perché come uomini spirituali sono chiamati a vivere un’esperienza esplicita ma non straordinaria del mistero di Dio e della sua carità in Gesù Cristo per lo Spirito Santo. La tentazione a cui tutti siamo esposti nell’oggi è di innamorarsi dell’efficienza del proprio operato; è di ambire di acquisire un’ammirata abilità professionale e non dare sufficiente spazio e importanza alla vita spirituale. Senza di questa tutti rischiamo di essere inghiottiti dalle nostre stesse attività, cadere nel vuoto e nella confusione delle cose. Il mondo oggi chiede a noi soprattutto questa testimonianza.