07 Mar Domenica prima di Quaresima. Luca 4.1-13.
Le tentazioni sperimentate da Gesù non sono propriamente di ordine morale. Sono motivazioni con cui gli vengono proposti falsi modi di intendere e vivere la sua missione. Per questo, la sua reazione ci serve da modello per il nostro comportamento morale, ma soprattutto ci mette in guardia perché non ci allontaniamo dalla missione che Gesù ha affidato ai suoi discepoli.
Innanzi tutto, le sue tentazioni ci aiutano a riconoscere con maggiore lucidità e responsabilità quelle che oggi può sperimentare la Chiesa e noi che la formiamo. Come potremo essere una Chiesa fedele a Gesù se non siamo coscienti delle tentazioni più pericolose che ci possono allontanare oggi dal suo progetto e dal suo stile di vita?
Nella prima tentazione, Gesù rinuncia a utilizzare Dio per «far diventare» pani le pietre, saziando così la sua fame. Non seguirà questa via. Non vivrà cercando il proprio interesse. Non utilizzerà il Padre in modo egoistico. Si nutrirà della Parola viva di Dio. «Moltiplicherà» i pani solo per soddisfare la fame della gente. Trasformare tutto in pane è la nostra grande tentazione. Ridurre tutto l’orizzonte della nostra vita alla semplice soddisfazione dei nostri desideri: insistere nel trasformare tutto in pane con cui nutrire i nostri appetiti.
E’ necessario gerarchizzare il bisogno operando su di esso un discernimento e in questa gerarchia ci deve essere un primato indiscusso, non solo per l’unità della nostra persona ma soprattutto perché la nostra vita abbia sempre un senso e non abbia mai dei vuoti che la facciano cadere nell’inconsistenza e nella dipendenza. E’ importante saper contrapporre alle suggestioni, ai desideri, ai bisogni la verità e l’essenzialità che la Parola ci indica. La tentazione è la forza di seduzione che divide il nostro essere, è quel fascino che ci attrae facendoci dimenticare o ignorare la verità delle cose. Essa è l’espressione della nostra disarmonia e della nostra ricerca di realizzazione ma su contenuti o su valori che non ci sono suggeriti dal cuore illuminato dalla fede, dalla Parola. Il dono della tentazione: illogica verità oppure la tentazione è lo spazio e la palestra della fedeltà. Il discepolo è un tentato per definizione. Allora dal suo cuore fioriscono preghiere tra le più belle che il cuore e la fede conoscano e prega: “Signore, non lascia vuota la mia vita di tentazione, purché vigile sia la coscienza e immensa la misericordia”.