Guariento Mario | Domenica IV di Avvento .Matteo 1, 18-24
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Domenica IV di Avvento .Matteo 1, 18-24

15 Dic Domenica IV di Avvento .Matteo 1, 18-24

Ci troviamo oggi ad ascoltare il racconto dell’evangelista Matteo dell’annunciazione a Maria. Il brano si trova nel blocco, detto «vangeli dell’infanzia» ossia «teologia narrativa». Siamo di fronte alla nascita di un uomo che è ebreo sottomesso alla Torah, come tutti i suoi fratelli nella fede. Ma Gesù, con la sua vita e le sue azioni, svelerà il senso implicito del suo essere, contrapponendo la propria «sapienza» autorevole all’autorità senza autorevolezza degli scribi e dei farisei, ponendosi in contrasto inevitabile con la religione ufficiale; egli infatti legge i testi e li applica oltre i confini della pura tradizione, che spesso aveva la pretesa di esaurire Dio entro i propri schemi.
Egli, al contrario, pur vivendo da ebreo osservante, nei momenti cruciali della vita non si atterà agli usi e ai costumi del suo tempo, non esitando a entrare in conflitto senza esclusioni di colpi. Gesù è innovativo, non perché è amante del «nuovismo», ma perché è attento alla persona che, in quanto tale, cambia continuamente nelle emozioni, nei sentimenti, ne comportamenti, nelle scelte, nella capacità di decidere, condizionato dalla propria psicologia e dalle esperienze che vive. Egli per primo applica quotidianamente quello che insegna; aveva detto: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato, e lo dimostra con la sua vita a servizio della dignità e della pienezza di vita degli esclusi dalla società e dalla religione.
Gesù fu inevitabilmente visto come un pericolo perché destabilizzava l’esistente religioso e civile, non perché ponesse interrogativi nuovi come un qualsiasi maestro della tradizione che proponeva una rilettura della Scrittura, ma perché andando alla radice della fede, dichiarava
superata la religione come potere sulle coscienze.
Egli era un grave pericolo perché operava il passaggio dalla religione dei comportamenti all’etica come appello alla coscienza e alla libertà della singola persona. Giuseppe si colloca in questa dimensione perché, pur potendo servirsi della religione che gli concedeva il diritto di ripudiare pubblicamente Maria, esponendola al pubblico disprezzo e quindi alla lapidazione, egli opta per la sua coscienza che lo induce a considerare anche gli eventi imponderabili, che «adesso» gli sfuggono, decidendo di fare una scelta, al di fuori dei parametri religiosi, affidandosi solo al discernimento della sua valutazione etica. Secondo il testo, Giuseppe è tentato non di ripudiare Maria, ma di rompere il fidanzamento e ciò vuol dire che egli sa che il figlio di Maria non è suo. Si fa da parte, non per sconfitta o perché si sente tradito, ma perché intuisce che oltre le apparenze vi è Qualcuno che lo sovrasta e al quale egli non vuole essere di ostacolo. Si tira indietro per non ostacolare il piano di Dio e per questo soltanto l’evangelista lo definisce «giusto», qualifica che lo avvicina direttamente a Dio. Non c’è competizione tra Giuseppe e Dio, infatti, appena è richiesto di fare parte del progetto divino, non esita a entrarvi da uomo libero e aperto alla novità di Dio. Il suo progetto di vita ordinario si aggiunge al progetto di Dio e con esso si fonde in una sola prospettiva, spalancando una nuova dimensione della storia.
L’ Emmanuele è un segno che riguarda la fede e noi sappiamo che egli si è compiuto in Gesù, nato a Betlemme dalla stirpe di Davide e nato da Maria, la prescelta dallo Spirito per essere la nuova tenda dell’alleanza per custodire nella carne il cuore di Dio stesso.
L’Emmanuele per noi oggi è questa Eucaristia, che diventa il «segno» per eccellenza del nostro compiersi e del nostro accadere perché siamo noi la carne e il cuore di Dio che essa nutre per svelare il senso e il significato nascosto della storia che srotola avvenimenti spesso incompresi, perché nessuno li interpreta in profondità. In questo contesto Natale non è altro che l’annuncio della fedeltà di Dio all’umanità e l’abbandono in lui di coloro che hanno incontrato la fede. Natale è l’Amen di Dio sull’umanità che aspetta e cerca la salvezza. Un Amen che esprime una fedeltà per sempre, e che assume il volto e il sapore del pane e del vino che andiamo a deporre su questo altare con fiducia e passione.