Guariento Mario | AVVENTO. Incontro di due interiorità
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AVVENTO. Incontro di due interiorità

29 Nov AVVENTO. Incontro di due interiorità

Il tempo dell’Avvento ci invita a dare spazio in noi alla leggerezza.

Il non lasciarci appesantire dagli affanni della vita, non è una virtù primordiale che a poco a poco si smarrisce per la pesantezza dell’esistenza, al contrario essa è una condizione che si conquista faticosamente, liberando noi stessi, chi ci sta attorno e il nostro spazio vitale dai pesi che la grettezza del quotidiano non esita a fare ricadere sul nostro cuore.

È un’arte, quella dello spogliarsi del non-essenziale per librarsi leggeri al cuore di ciò che davvero conta. E’ un’arte analoga a quella dello scultore che sa destare dal greve blocco di marmo la statua dormiente e la libera nell’aria lieve a colpi di scalpello.

L’affrontare le difficoltà a viso aperto, il non sottrarsi alle sfide che la vita quotidiana non cessa mai di porre, permette di venirne fuori, magari feriti e doloranti, ma arricchiti di una capacità di compassione e di solidarietà con chi continua a dibattersi nella lotta.

L’Avvento ci chiama ad essere “testimoni della vita “, capaci di narrarci con parole trasparenti e, soprattutto, con la disarmante semplicità della vita, che ciascuno di noi è più grande dei propri limiti poiché infatti tutti sappiamo che la nostra capacità di amare è limitata. E deve essere completata con la capacità di essere amati, di accettare l’amore degli altri, di desiderare di essere amati dagli altri, di ammettere la nostra solitudine e di vivere con la nostra solitudine, perché ognuno è solo.

Sì, ognuno è solo, eppure è dalla moltitudine di volti e persone che ci hanno preceduto e che ci attorniano che giunge costantemente a noi l’appello

a divenire ciò che siamo, ad assumere la nostra condizione umana nella sua pienezza.

Tutte le nostre energie mentali e affettive partono da noi, convergono in un «tu», e tutto il nostro essere rimane concentrato, compenetrato, acquietato in un tu, con un tu, nel silenzio del cuore, nella fede e nell’ amore.

Allora si tratta d’instaurare una corrente di attenzione e di affetto con questo «tu», nell’apertura mentale della fede e dell’amore. Il TU che ci propone l’Avvento è il « tu» di Dio che viene verso di noi per la via dell’amore, il Verbo.

Se però io, a mia volta, vado verso questo tu per la via della fede, per aver creduto nella sua dichiarazione d’amore, allora l’incontro con Dio è costituito nel momento in cui queste due interiorità si incrociano.

In questo modo due presenze, che già si conoscono e si amano, si rendono a vicenda presenti e fra di loro s’instaura quello scambio alterno e circolare del dare e ricevere, dell’amare ed essere amate. Si tratta di parlare con Dio. Questo parlare, tuttavia, non implica necessariamente un interscambio di parole, come avviene in un dialogo fra amici, ma è piuttosto un dialogo fatto d’interiorità: tu sei con me, io sono con te.

Non è esatto dire che Dio sta dentro di me. È invece esatto affermare che Dio  «è» con me; vale a dire che Dio è la vita della mia vita e anima della mia anima, più intimo della mia stessa intimità.

Per conseguire un obiettivo così meraviglioso, occorre fare spazio alla leggerezza e all’essenzialità; organizzare con ordine e coltivare con diligenza la vita personale con Dio; allentare le tensioni, mettere a tacere i frastuoni interiori, tenere sotto controllo le energie mentali e accogliere, nell’estrema solitudine dell’essere, il mistero della presenza del Verbo.

Prega e medita  capitoli 17 di Giovanni