Guariento Mario | DOMENICA 26.07.20
Tutte le opere, i commenti, le riflessioni di Don Mario Guariento
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DOMENICA 26.07.20

27 Lug DOMENICA 26.07.20

Il viaggio interiore

Tutti compresero la parabola di quel povero agricoltore che, mentre stava scavando in una terra non sua, trovò un tesoro nascosto in qualche giara. Non stette a pensarci due volte. Era l’occasione della sua vita. Vendette tutto quello che aveva e, pieno di allegria, si impossessò del tesoro. Lo stesso fece un ricco mercante di perle, scoprendone una di inestimabile valore, vendette tutto quello che possedeva e si impossessò della perla.
Gesù sta comunicando la propria esperienza di Dio: ciò che ha trasformato interamente la sua vita. E’ assolutamente necessario per un credente trovare l’essenziale, trovare ciò a cui l’essere umano sta anelando da sempre. Se una persona non ha scoperto un po’ l’esperienza di Dio che viveva Gesù, la religione non è in grado di fare gustare l’estasi del mistero. Tanti cristiani le cui vite non sono segnate dalla gioia, dallo stupore o dalla sorpresa di Dio, vivono rinchiusi nella loro religione, senza aver trovato nessun «tesoro». La prima ragione che spinge l’uomo alla pratica religiosa è l’interesse o l’utilità o la ricerca della felicità. La stessa proposta di salvezza cristiana a volte si sviluppa in un orizzonte che potrebbe definirsi mercantile. Spesso la pratica religiosa rimane a questo livello. Solo quando ci si affida realmente a Dio e in tutte le situazioni si è in grado di proseguire il proprio cammino testimoniando il suo amore e donando misericordia, la pratica religiosa acquista quella potenza liberatrice che alimenta l’armonia interiore e la serenità dello spirito. Ma promettere benessere fisico, successo, realizzazione piena dei propri progetti significa tradire il messaggio della croce. Tra i seguaci di Gesù, curare la vita interiore non è qualcosa di superfluo. È imprescindibile per vivere aperti alla sorpresa di Dio. In entrambi i racconti, i protagonisti trovano rispettivamente un tesoro enormemente prezioso o una perla di valore incalcolabile. I due reagiscono allo stesso modo: vendono tutto quello che hanno e si appropriano del tesoro o della perla. È, senza dubbio, la cosa più sensata e ragionevole.
Il regno di Dio è «nascosto». Molti non hanno ancora scoperto il grande progetto che Dio ha per un mondo nuovo. È «nascosto» in Gesù, nella sua vita e nel suo messaggio. Una comunità cristiana che non ha scoperto il regno di Dio, non conosce bene Gesù, non può seguirne i passi. La scoperta del regno di Dio cambia la vita di chi lo scopre. La sua« gioia» è inconfondibile. Ha trovato l’essenziale, il meglio di Gesù, ciò che può trasformare la sua vita. I due protagonisti delle parabole prendono la stessa decisione: «vendono tutto quello che hanno». Non c’è nulla di più importante che «cercare il regno di Dio e la sua giustizia». Tutto il resto viene dopo, è relativo e deve rimanere subordinato al progetto di Dio. È questa la decisione più importante che dobbiamo prendere. La vita morale non è una imposizione bensì una scelta vitale «in quanto è espressione non calcolata, spontanea e perlopiù irriflessa di umanità». In prospettiva cristiana si potrebbe dire che il nuovo codice etico deriva dalla relazione con Dio come fonte e principio di vita per diventare in Cristo figli di Dio. Sono sempre più coloro che, mossi da una certa «nostalgia di Dio», avvertono la necessità di cercare un «qualcosa di diverso», un modo nuovo di credere in lui. Come cercare Dio?  Senza dubbio, ognuno deve partire dalla propria esperienza. Non si può copiare altri. Non si può fare nulla di forzato o posticcio. Ognuno conosce i propri desideri e miserie, i suoi vuoti e le sue paure. Ognuno conosce il suo «bisogno» di Dio. La sua voce non tace mai. Non grida con le labbra, ma ci sussurra al cuore. Proprio per questo non basta cercare Dio al di fuori: nei libri, nelle discussioni o nei dibattiti. Una cosa è «discutere di religione» e un’altra, molto diversa, cercare Dio con cuore sincero. Da soli ci si rende conto di quando si stia fuggendo da Dio e di quando lo si stia cercando per davvero. Sant’Agostino diceva così: «Non disperderti. Concentrati nel tuo intimo. La verità risiede nell’uomo interiore». Cercare Dio esige sforzo, ma trovarlo non è mai il risultato di un volontarismo fanatico né di un’ascesi esasperata. Dio è un dono, e l’importante è accoglierlo con «semplicità di spirito». Molti cristiani oggi vivono in uno stato intermedio tra il cristianesimo tradizionale che ha alimentato i primi anni della loro vita e una scristianizzazione che poco a poco ha invaso tutto. Una fede esposta a tante critiche e combattuta su tanti fronti può essere vissuta con autenticità solo da coloro che scoprono il gusto di incontrarsi con la realtà del Dio vivo. Ognuno deve fare la propria esperienza. Oggi più che mai è necessaria «l’esperienza religiosa».  A poco servirà ai cristiani confessare per abitudine le proprie credenze, se non scoprono la fede come esperienza gioiosa, intensa e rivitalizzante. È sempre decisivo trovare «il tesoro nascosto nel campo». Incontrarsi col Dio di Gesù Cristo e sperimentare che è lui a poter rispondere in modo pieno alle domande più vitali e alle aspirazioni più profonde. Ora più che mai abbiamo bisogno di pregare, fare silenzio, guarire da tanta fretta e superficialità, fermarci davanti a Dio, aprirci con maggiore sincerità e fiducia al suo mistero insondabile. Non si può più essere cristiani per nascita, ma per una decisione che si alimenta con l’esperienza personale di ognuno.
Noi crediamo di cercare Dio mentre siamo noi ad essere cercati. La nostra ricerca è in realtà la conseguenza del disagio provocato in noi dall’inseguimento segreto e infaticabile, gratuito e tenace di una misericordia di cui ignoriamo il volto. La presenza di questo amore forse si manifesta nel nostro cuore solo immergendoci in uno smarrimento la cui fonte ci è ignota. Ma è allora che incominciamo a cercare questa fonte, senza sapere ciò che ci attende, nè ciò che desideriamo, nè perché desideriamo, e senza nemmeno accorgerci che desideriamo. Quando infine siamo illuminati e sappiamo che cosa ci manca, allora crediamo di cercare Dio nell’istante stesso in cui egli riesce a raggiungerci, a toccarci, a trattenerci.
“Dio tiene l’uomo interiore come una madre tiene la testa del figlio fra le mani per coprirla di baci e di carezze. Si ama una cosa in proporzione del prezzo che ci costa; da ciò giudicate l’amore che Nostro Signore nutre per la nostra anima. Voi volete qualcosa da me, o Signore. Eccomi con le spalle al muro, tutto è aperto, non c’è che una strada, libera verso l’infinito, l’assoluto. Ed io, malgrado tutto, mi sento ancora lo stesso. Bisognerà che prenda contatto con voi, o Signore, che vi tenga compagnia, molto a lungo. Per morire, ma stavolta completamente. Come chi è ferito mortalmente, o Signore. Sono stanco di non essere Vostro, di non essere Voi.

Jean  Ploussard