Guariento Mario | Domenica ottava. Luca 6, 35-49.

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Domenica ottava. Luca 6, 35-49.


03 Mar Domenica ottava. Luca 6, 35-49.


Il messaggio di Gesù è forse più che mai attuale in una società in cui si vive una vita che viene programmata dall’esterno e in cui gli individui sono vittime di ogni tipo di pressioni e disposizioni. È necessario «interiorizzare la vita» per renderci più umani. Possiamo arricchire l’essere umano con la cultura e l’informazione; possiamo far crescere il suo potere con la scienza e la tecnica. Ma se dentro il suo cuore non è più capace di amare, il suo futuro non sarà più umano. «L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male».
Oggi la società offre un clima poco propizio a chi è in cerca di silenzio e di pace per ritrovarsi con se stesso e con Dio. È difficile liberarsi dal rumore e dall’assedio costante di ogni tipo di appelli e messaggi. D’altra parte, le preoccupazioni, i problemi e le urgenze di ogni giorno ci portano da una parte all’altra, senza quasi consentirci di essere padroni di noi stessi.
Abbiamo dimenticato cosa significhi fermarci, interrompere per alcuni minuti le nostre cose urgenti, liberarci dalle nostre tensioni e lasciarci penetrare dal silenzio e dalla calma di un recinto sacro.
Quanto, noi uomini e donne di oggi, abbiamo bisogno di quel silenzio che ci aiuti a entrare in contatto con noi stessi per ricuperare la nostra libertà e recuperare la nostra energia interiore!
Avidi di notizie, immagini e impressioni, abbiamo dimenticato che ci nutre e arricchisce di verità solo quello che siamo capaci di ascoltare nel più profondo del nostro essere.
Senza questo silenzio interiore non si può ascoltare Dio, non si può riconoscerne la presenza nella nostra vita e crescere interiormente come credenti. Secondo Gesù, la persona «dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene». Il bene non nasce da noi spontaneamente. Dobbiamo coltivarlo e farlo crescere in fondo al cuore. Solo nella tacita calma del cuore si rende udibile la parola del Verbo incarnato. Il silenzio entro cui si consuma il colloquio d’amore con Dio, diventa in questo senso per Balthasar preghiera modello ed esempio di quell’autentica accoglienza della Parola che l’uomo è chiamato a vivere nella sua relazione con Dio. Come afferma Karl Rahner: «l’uomo è in ascolto della parola o del silenzio di Dio nella misura in cui si apre, amando liberamente, a questo messaggio della parola o del silenzio del Dio della rivelazione». Anche il silenzio è luogo della rivelazione di Dio di fronte alla quale l’uomo ammutolisce. Essa è come il farsi avanti di colui che deve essere percepito nella sua differenza prima che l’uomo intenda la parola che gli viene da lui rivolta. In questo senso si possono distinguere vari gradi del silenzio: Il silenzio delle cose: la situazione ambientale silenziosa agisce potentemente sull‘anima umana per raccoglierla e avvolgerla; giunge anche a « parlarle », a manifestarle la presenza di Dio. Sotto questo aspetto il silenzio rivela una presenza; è come lo sfondo su cui si stacca la “realtà vera delle cose “. Il silenzio della ragione.  Per Balthasar il silenzio dell’uomo di fronte a Dio non è espressione di impotenza e di ignoranza, ma femminile e disponibile accoglienza del dono offerto. Balthasar parla di una fede capace di esprimersi pienamente soltanto nel silenzio. Afferma ancora Balthasar: «Tutte le parole della rivelazione si raccolgono in un unico, silente verbo, l’amore, che parla più con gli atti che con le parole. Mechtilde di Magdeburgo  racconta alla conclusione del suo quarto libro: “Allora parlò Nostro Signor Gesù Cristo: Parla tu, Padre, io ora voglio tacere come tu taci nella bocca del tuo Figlio che è infiammata, a causa delle debolezze degli uomini. E la mia umanità parlò tremando e trepidando a causa della falsità del mondo, ma essa me ne ripagò con l’amara morte.” Oggi è più che mai urgente vivere e praticare la solitudine per «riformare un poco il nostro spirito e per «sottrarci alle moltiplicate e incessanti impressioni delle cose esteriori». Dio lo ha promesso, dicendo all’anima per mezzo del profeta Osea (Os 2,16): «lo la condurrò in solitudine ed ivi parlerò al suo cuore ».