30 Mar Domenica delle Palme. Riflessione
Iniziamo la settimana più importante dell’anno, rendendo grazie a Dio per-
ché ci regala un’altra Pasqua, segno e anticipo della Pasqua finale. La nostra vita, il
nostro cuore, i nostri affetti, i nostri figli, le nostre famiglie, i nostri dolori, le nostre
gioie, le nostre ansie, i nostri amori, i nostri fallimenti, le nostre malattie, le nostre
speranze… tutto è proteso verso questa «settimana santa», cui possiamo applicare
la definizione che il Concilio attribuisce alla Liturgia nel suo complesso: il culmine
verso cui tende l’azione della Comunità cristiana e, al tempo stesso, la fonte da cui promana
tutta la sua energia. Deponiamo tutto sulla via di Betania oltre il monte degli Ulivi, da cui partiamo come siamo e con ciò che abbiamo per incontrare il Signore ed essere nel mondo donne e uomini di risurrezione e di dedizione. Entriamo dunque nel cuore del Mistero.
Una settimana è solo un pugno di giorni in cui facciamo memoria di quella Prima Settimana, di oltre duemila anni or sono, che ha fatto del tempo un’eternità temporale e dell’eternità un tempo senza fine. Noi riviviamo i giorni della passione, della morte e della risurrezione del Signore Gesù perché Egli si fa nostro contemporaneo e compagno di viaggio, Maestro e cireneo; siamo invitati dalla Parola a viverla nella preghiera e nella contemplazione.
La contemplazione ci aiuta a tenere l’occhio fisso sull’essenziale, su Cristo Gesù che ci narra l’amore folle del Padre per noi suoi figli. La preghiera ci rende coscienti che la leva della nostra azione non sta in noi, ma in Dio, nel suo sconfinato amore.
Lo spazio per la contemplazione è lo spazio dove si incarna e si esperimenta l’amore
La croce è l’immagine più pura di Dio che ama.
“Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce”. Karl Rahner
E vedo un uomo nudo inchiodato e morente.
Un uomo con le braccia spalancate in un abbraccio che non ci rinnegherà in eterno.
Vedo un uomo che non chiede niente per sé, non grida: ricordatemi, difendetemi…
Dimentica se stesso e si preoccupa di chi gli muore a fianco.
Fondamento della fede è la cosa più bella: un Dio che muore d’amore.
La croce è l’innesto del cielo dentro la terra, il punto dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco e divampa. Commozione, stupore, innamoramento.
La croce rimane una domanda sempre aperta.
Qualsiasi uomo, qualsiasi re, potendolo, scenderebbe dalla croce. Lui, no. Perché i suoi figli non ne possono scendere.
Ogni nostro grido, ogni dolore dell’uomo, la sofferenza incomprensibile possono sembrare una sconfitta. Ma se noi ci aggrappiamo alla Croce, allora veniamo anche presi dentro la forza del suo risorgere.
Egli fa entrare il respiro del mattino dentro ogni nostro sepolcro.
E, tu, Signore, mio intimo,
sento di contemplarti
di toccarti tremante
al crudo legno della croce
appeso.
Nell’oblio di questa sera
il cuore s’ immerge nell’estasi.
Dentro quelle nuvole, Signore,
oso parlarti
e stare
tra le tue mani crocifisse
seducendo le notti più oscure
e sognare nuovi approdi di Sole.