Guariento Mario | GIOVEDI’ 07.05.2020
Tutte le opere, i commenti, le riflessioni di Don Mario Guariento
guarientomario, gauriento, don guariento, guariento mario, mario guariento, liturgia guariento
633
post-template-default,single,single-post,postid-633,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,vertical_menu_enabled,side_area_uncovered_from_content,qode-theme-ver-7.6.1,wpb-js-composer js-comp-ver-5.2.1,vc_responsive
 

GIOVEDI’ 07.05.2020

07 Mag GIOVEDI’ 07.05.2020

Giovanni 13, 16-20

In verità, in verità io vi dico un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose sarete beati se le metterete in pratica.
Il servizio è una legge permanente della comunità cristiana; insegnando questo, il Signore e Maestro rovescia il senso di ogni gerarchia terrestre; l’autorità come “rango” non esiste più. 
E questo non costituisce un consiglio, ma un comando: “Se lo, il Maestro e Signore, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi”. “Dovete”: questo verbo indica un debito preciso, quindi esprime un obbligo morale.
Con le parole “fate anche voi come ho fatto io” Gesù istituisce dunque la diaconia elevandola a legge fondamentale, o meglio, a stile e modello di tutti i rapporti nella chiesa. 
Subito dopo aver spiegato agli apostoli il significato del gesto, Gesù disse loro: “…sapendo queste cose sarete beati se le metterete in pratica”; fa cioè del servizio una beatitudine, una fonte di quel gusto della vita che è a fondamento della felicità. Nell’amore è la pienezza della vita, nella diaconia è la pienezza dell’amore. Gesù dissipa così il miraggio della felicità posta nel potere: non si è felici dominando, ma servendo. La vera felicità nasce dall’esperienza dell’amore in una comunità di fratelli.
Chi decide di farsi servo non avrà un cammino facile… deve saperlo fin d’ora. Ma sappia pure che troverà nell’Eucaristia la forza che lo proietterà oltre il patire, nella definitività dell’amore quando esso troverà espressione nel servirsi l’un l’altro al banchetto del Regno.
Con questo gesto compiuto nel corso della cena, Gesù vuole quasi intenzionalmente disturbarci, vuole suscitare in noi un qualche disagio: questo servizio da schiavo, compiuto da uno che è pienamente consapevole della propria dignità, sconvolge le nostre idee e ci costringe a riflettere.
Lavatevi i piedi l’un l’altro. Il servizio da questo momento si chiama reciprocità.
L’ amore cristiano è essenzialmente comunione e quindi reciprocità, essere-amato e amare sono i due movimenti di una sola realtà, i due momenti ritmici dell’unica vita di amore che unisce due persone. La domanda che scaturisce immediatamente da queste considerazioni è allora: quali sono i connotati che qualificano l’amore con cui Dio ci ama? E, di conseguenza, quali devono essere i connotati dell’amore e del servizio cristiano? Fin dagli inizi della storia della salvezza l’amore di Dio si presenta con i tratti della più assoluta gratuità e della più radicale fedeltà. Ma l’amore di Dio si manifesta nel modo più pieno nell’evento-persona di Gesù di Nazaret sotto la forma della “condivisione” e del “servizio”. Il Crocifisso è il Dio-per-noi, colui che si fa “servo” fino a donare la propria vita per coloro che ama: Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. La carità non è pertanto dare qualcosa, fosse pure tutto quello che si ha, ma è dare se stessi, quello che si è; è donazione, è servizio, disponibilità a farle spazio dentro di sé all’altro, creando le condizioni per lo sviluppo di una forma di relazione incentrata sulla gratuità e sul dono. Due sono infatti le opzioni di fronte alle quali ogni uomo si trova: cercare se stesso e la propria vita o perderla “con” e “per” l’altro. L’amore è adesione alla seconda opzione: ma per essere fedeli occorre essere disponibili a servire e non a dominare.