06 Mag MERCOLEDI’ 06.05.2020
Giovanni 12,44-50
Io non parlo di mia iniziativa: il Padre che mi ha mandato, mi ha comandato quello che devo dire. Io so che l’incarico che ho ricevuto porta la vita eterna. Tutto quello che dico, lo dico come il Padre l’ha detto a me.
Gesù e Dio formano una cosa sola, per cui chi contempla con la fede il Cristo, contempla colui che l’ ha mandato . Il Maestro è l’inviato di Dio per eccellenza, in quanto Figlio unigenito, venuto nel mondo per illuminare l’umanità che giace nelle tenebre del male, dell’ignoranza e dell’incredulità. Ma questa fede non consiste in un ascolto superficiale, essa deve concretizzarsi nell’osservanza della rivelazione di Gesù. Il vero discepolo è caratterizzato dall’osservanza delle parole del Maestro, facendole dimorare nel suo cuore. Gesù proclama di essere venuto nel mondo come luce, per liberare l’uomo dalle tenebre dell’incredulità, dell’egoismo e dell’odio. In realtà la creatura, che si sottrae all’amore di Dio, vive nell’oscurità del male e barcolla nella notte del peccato.
La salvezza da questa situazione disperata è possibile se ci si apre alla luce del Verbo, che brilla nelle tenebre, per rischiarare la notte del mondo con la sua rivelazione salvifica. L’uomo, per essere liberato dalla schiavitù del male, deve spalancare le porte del suo cuore alla parola del Figlio di Dio, deve accogliere il Verbo con la fede, aderendo vitalmente alla sua persona divina. In tal modo si è salvati dall’oppressione delle tenebre e si diventa figli di Dio; quindi si ottiene vita, libertà e salvezza. Gesù è il Figlio fedele al Padre e in lui ripone tutta la sua fiducia. E anche fedele all’uomo a cui nonostante il suo rifiuto ad entrare nella sapienza dell’evangelo Eglo lo ama e gli rimane fedele.
Giovanni ci mette davanti a due fedeltà. Quella dei giudei fedeli alla legge e porta alla incredulità, la fedeltà di Gesù che porta alla salvezza.
La fedeltà più difficile non riguarda il passato, ma il futuro. E’ quella proposta da Gesù. Un futuro che sarà pienezza di vita e gloria. Gli ideali che vengono trasmessi, infatti, contengono pensieri non ancora espressi, speranze non ancora intraviste e promesse non ancora formalizzate. Solo il tempo consentirà di esprimerle e di realizzarle. Il tempo perciò è una condizione fondamentale per giudicare la validità di una struttura e i valori che la animano. Nell’attuale orizzonte culturale il nuovo viene a far parte delle condizioni stesse della fedeltà alla vita e a costituire la premessa per il suo sviluppo. D’altra parte spesso le istituzioni rimangono rigide e impermeabili al nuovo come lo fu per le istituzioni giudaiche. Il nuovo può essere oggi il luogo principale dell’emergenza del Vero e del Bene, è l’irrompere del futuro nella storia, il luogo imprescindibile per cogliere lo svolgersi della Parola di Dio nel tempo.
Accogliere il nuovo non è però possibile senza una attenta fedeltà allo svolgersi della vita, cioè all’azione di Dio che progressivamente rende possibile ogni giorno l’accoglienza di forme inedite del dono eterno. La Parola di Dio è di fatto così ricca che può essere ascoltata solo a frammenti e interpretata in una molteplicità di situazioni storiche successive.
Il divenire persone, quindi, non è che l’accoglienza progressiva del dono della vita secondo le offerte che nella storia si susseguono e la chiamata alla vita per l’uomo si traduce nella capacità di introdurre dimensioni eterne nell’esistenza temporale.
Nel nuovo egli trova la sorpresa dell’amore eterno di Dio che entra nel concreto della sua storia e si fa presente.
Quando si prende coscienza di queste situazioni è necessario alimentare una fedeltà incondizionata alla Parola ascoltata e stimolare una azione epifanica in attesa di ciò che si rivelerà. In queste situazioni non è noto ciò che di Dio potrà esprimersi, né ciò che di nuovo emergerà nella storia, ma è certo che un amore fedele è l’unica condizione del suo
accadere.