Guariento Mario | SABATO 09.05.2020
Tutte le opere, i commenti, le riflessioni di Don Mario Guariento
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SABATO 09.05.2020

11 Mag SABATO 09.05.2020

Giovanni 14, 7-14

“In verità, in verità vi dico: chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi.”
Essere cristiani significa, anzitutto, credere in Cristo, avere la fortuna di essersi incontrati con lui. Al di sopra di ogni credenza, formula, rito o ideologia, ciò che veramente è decisivo nell’esperienza cristiana è l’incontro con Gesù, il Cristo. Significa scoprire progressivamente, per esperienza personale, e senza che nessuno debba dircelo dal di fuori, tutta la forza, la luce, la gioia, la vita che possiamo ricevere da Cristo. In primo luogo, scoprirlo come amico. Ascoltare in lui l’invito a camminare, avanzare sempre, non fermarsi mai, rinnovarci costantemente, penetrare nella vita, costruire un mondo giusto, una Chiesa più evangelica. Appoggiarci a Cristo per percorrere giorno dopo giorno la via dolorosa e allo stesso tempo gioiosa che va dalla sfiducia alla fede. In secondo luogo, incontrare Cristo come fratello. Partendo da lui, scoprire che in Dio c’è la radice e il fine dell’amore che noi esseri umani diamo e riceviamo. Renderci conto, infine, che siamo umani solo nell’amore, scoprire che l’unica verità è l’amore, e scoprirlo avvicinandoci agli esseri concreti che soffrono e vengono dimenticati. In realtà, noi crediamo a ciò che ci dà vita. Per questo, essere cristiani non significa tanto ammirare un leader o formulare una confessione riguardo a Cristo, quanto piuttosto incontrare un Cristo vivo e capace di farci vivere, è un’altra maniera di vedere e di sentire l’esistenza, una dimensione diversa, più profonda, una lucidità e una generosità altre, un altro orizzonte e un’altra comprensione, un’altra luce, un’altra energia, un altro modo di essere, un’altra libertà, un’altra speranza. Un altro vivere e un altro morire.
Gesù è il dono del Padre. Non perché sostituisca i doni umani e terreni, non perché li sublimi, ma perché restituisce l’uomo a se stesso, alla sua vocazione a vivere il mondo come dono di Dio. Credere in Gesù Cristo è credere in se stessi come miracolo di Dio. Questa fede è una strada stretta, che si incunea e si fa spazio tra altre più larghe e facili. Facile è la vecchia strada del credere semplicemente in se stessi, del costruirsi margini di garanzia. Ma facile è anche la strada opposta, di abbandonarsi alla crisi quando il dispositivo di sicurezza sembra impazzire e partorire mostri come il coronavirus, l’esaurimento delle risorse energetiche o l’incepparsi della crescita dell’economia liberale: la tentazione è allora quella di sfuggire alla crisi battendo vie di salvezza che eludono la problematica solidarietà Dio-mondo per sviluppare una relazione spirituale fuori dalla storia con Dio.
Credere in Cristo è ritrovare l’alleanza con il Dio della vita, è ritrovare la fiducia nel rapporto tra sé e le cose, nella possibilità di viverlo secondo la sua verità. La risurrezione di Gesù è certamente, anche l’esemplare della vita futura dell’uomo, su cui si appunta la speranza oltre la morte, ma è, prima ancora, il fondamento della vita presente liberata dalla paura e dall’affanno, diventata campo d’azione dello Spirito. E qui che la fiducia in Dio è chiamata a esercitarsi: in quel minimo quotidiano sperare che è il vincere continuamente la delusione e l’indifferenza, la stupidità e il torpore, nostri e di chi ci vive accanto.
Anche a me, confuso nella mia solitudine e oppresso nella prova della incertezza della vita, imprigionato dentro le leggi che fanno morire nel cuore l’amore l’uomo Gesù mi dice da tanto tempo sono con te e tu non mi hai ancora conosciuto? La tua cecità generata dalla paura e dalla non-libertà non ti permette di estasiarti affascinato davanti alla bellezza del mio volto e all’incandescente calore del mio cuore. Forse hai bisogno di credere alla follia di pensieri che ti portano oltre questo presente, questo reale, questo sentire che fa della tua vita una tana invece di un cielo. Credimi. La vita, la storia fuori del teatrino delle vicende umane, sintesi spesso di scelte da alienati, vagabondi del deserto, naviganti disperati senza vela che conduca la povera barca in porto, sono solo film mentali che all’accendersi delle luci lasciano il cuore in preda al nulla. Solo l’amore, l’amore di chi è libero può restituire il canto alla vita.