14 Gen QUALE AUGURIO
Per non restare delusi, bisognerebbe cambiare la prospettiva
e anziché fare gli auguri, essere augurio,
farsi augurio per gli altri, non chiedendo
cosa l’anno nuovo possa donare, ma impegnandosi a portare qualcosa
per renderlo più bello, più umano.
La felicità per il Vangelo non è un’utopia,
una chimera sempre rincorsa e mai raggiunta,
ma una possibilità concreta alla portata di tutti.
Infatti la felicità per Gesù non consiste in quello che si riceve,
ma in quello che si è capaci di donare.
Se la felicità dipende da quello che si riceve,
si rischia di consumare l’esistenza sempre amareggiati,
perché gli altri non hanno saputo rispondere ai bisogni,
ai desideri per i quali si è atteso invano una risposta.
Ma se la felicità consiste invece in quello che si dona,
questa può essere possibile immediata e piena;
anzi, più si dà e più si è felici.
Essere augurio per gli altri significa dunque fare della generosità il distintivo che rende riconoscibili.
Chi è capace di offrire quello che è e si ha, in maniera abituale,
possiede la vita in pienezza e per questo ne può fare dono.