01 Mag MERCOLEDI’ 22.04.2020
Giovanni 3, 16-21
Il testo che ci propone oggi Giovanni non può essere spiegato ma solo pregato. Ogni parola vanifica il mistero dell’amore del Padre che ci ha tanto amati da dare tutto se stesso fino all’ignominia della croce.
Perciò preghiamo.
Signore Dio, tu sei l’ incredibile bontà e soavità di uno stupendo, ineffabile e smisurato amore verso di noi, profondo abisso di paterna pietà.
Possiamo ben dire che sei vero Padre nostro perché ci hai dato il tuo Figlio, il tuo cuore e tutto te stesso, per attirarci con il tuo amore, per farci tuoi figli e per averci con te nella tua dimora e nella tua eredità, comune tra il tuo Unigenito e noi che eravamo fuggitivi dal tuo amore, ingrati, sommersi nella superficialità e nel nulla.
Perciò diciamo con il Profeta: «O mio Signore, che cosa è l’uomo, perché te ne curi e lo stimi tanto, ti degni di visitarlo, di manifestarti a lui e di parlare con lui?».
Padre, dolcissimo tesoro delle nostre anime, quali delizie ti vanti e ti glori di trovare in noi? Non vedi le nostre lontananze, la differenza che c’è tra la tua amabilità e la durezza del nostro cuore?
Noi ben vediamo che questo è l’eccesso del tuo sviscerato amore che si abbassa, si unisce e attrae in se stesso noi povere creature, e rende perfette e degne le cose imperfette e indegne.
Veramente stupenda, Padre nostro dolcissimo, è la fiducia che hai posto in noi. Meravigliosa la venuta con cui ci hai visitato nella divina persona del tuo Unigenito Figlio. Eccellente e di grande dignità è la stima con cui ci hai onorato.
Ci hai apprezzato tanto che hai voluto piuttosto umiliare e lasciare soffrire il tuo Unigenito figlio, che lasciare noi in preda alla nostra disperazione. Tu, unendoti con la nostra umanità e facendoti simile a noi per amore, nell’instante della tua concezione sei diventato vero uomo, composto di anima e di corpo, così come eri vero Dio, in modo che la divinità e l’umanità assunta furono congiunte nella tua persona di Figlio di Dio e figlio di Maria. Così tu, che sei eterno sei nato nel tempo e ti sei soggettato a una brevissima misura di tempo; sei stato racchiuso e ristretto in piccolo spazio, il grembo di una donna.
Hai percorso varie città e molti luoghi a piedi, scalzo, povero e bisognoso di tutto, con molti viaggi, fatiche, afflizioni e persecuzioni; con fame, sete, freddo, caldo e stanchezza. Hai voluto sopportare in te stesso tutte le miserie e sofferenze che noi possiamo patire nel corpo e nell’animo, per essere in tutto simile ai tuoi fratelli, per i quali sei venuto nel mondo, e anche per imparare e conoscere attraverso esperienza i nostri dolori e la nostra debolezza, per esserci compassionevole e amorevole avvocato davanti al Padre. Perciò, tu, che hai sopportato afflizione, pene e tentazioni
puoi anche dare aiuto e conforto a noi che siamo tentati e tormentati, che viviamo ogni giorno dentro le nostre assurdità, che non sappiamo amare e trasformare in sapienza quello che patiamo.
Una cosa sola ti chiediamo, uomo dell’amore e della misericordia, aiutaci a fidarci di te, a consegnare a te le nostra incompiutezze, i nostri sogni e le nostre utopie. Donaci di crederti, ossia di sfidare la vita secondo la sapienza del tuo vangelo per conoscere anche noi la gioia e la pace della tua amicizia.