22 Giu DOMENICA 21.06.20
Il ricordo dell’esecuzione di Gesù era ancora molto fresco. Tra le comunità cristiane circolavano diverse versioni della sua passione. Tutti sapevano che era pericoloso seguire uno finito tanto male. Gesù non voleva che i suoi discepoli si facessero false illusioni. Nessuno può pretendere di seguirlo per davvero senza condividere in un qualche modo la sua sorte. A un certo punto qualcuno ci rifiuterà, maltratterà, insulterà o condannerà. Cosa fare? La risposta esce spontanea a Gesù: «Non abbiate paura degli uomini». La paura non dovrà mai paralizzare i suoi discepoli. Non dovranno tacere. Per nessun motivo dovranno smettere di propagare il suo messaggio. Niente nella vita va temuto, deve essere soltanto compreso.
La paura è in un certo qual modo il nostro principale nemico. Essa si annida nel cuore dell’uomo e lo mina interiormente, corrode e rosicchia di nascosto tutti i fili che ci uniscono al Signore e al prossimo. Abbiamo paura della quiete. Siamo così abituati all’agitazione e al rumore, che il silenzio ci appare minaccioso e lo rifuggiamo. Passiamo da un’attività̀ all’altra per non dover stare soli, per non essere costretti a guardarci allo specchio. Ci annoiamo, a tu per tu con noi stessi. Ci teniamo alla larga dal pensiero di Dio, per evitare che Egli arrivi inaspettatamente e ci rimanga troppo vicino. Sarebbe terribile doverlo guardare negli occhi e doversi giustificare. Dal nostro volto potrebbe scomparire il sorriso. Questa paura è una caratteristica della nostra epoca. Viviamo con l’ansia di essere improvvisamente avvolti e manovrati dall’infinito. Allora preferiamo vivere in società̀ piuttosto che rimanere un minuto di fronte al Signore. ( Dietrich Bonhoeffer, La fragilità̀ del male). Gesù spiega loro come porsi davanti alla persecuzione. Con lui è già iniziata la rivelazione della Buona Notizia di Dio. Devono avere fiducia. Quello che è ancora «nascosto» e «segreto» a molti, un giorno sarà evidente: si conoscerà il Mistero di Dio, il suo amore per l’essere umano e il suo progetto di una vita più felice per tutti.
I seguaci di Gesù sono chiamati a prendere parte fin d’ora a questo processo di rivelazione: «Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce». Quello che spiega loro la sera, prima di ritirarsi per il riposo, devono comunicarlo senza paura «nella luce», cioè in pieno giorno. «Quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze». Quello che sussurra perché penetri bene nel loro cuore, devono renderlo pubblico.
La comunicazione del Vangelo non si attua soltanto nel dialogo esplicito. C’è un immenso campo di azione che compete particolarmente ai credenti laici e che riguarda l’affermazione, il sostegno e la promozione dei valori profondi che sono previ a qualunque confessionalità e comuni a tutti gli uomini. Tutto ciò che ha attinenza alla coscienza, alla responsabilità, alla giustizia, alla pace, alla salvaguardia dell’ambiente, fa parte di un linguaggio a tutti accessibile, che ha le sue radici nell’opera creatrice e redentrice del Signore. Il modo di comportarsi e di interagire nella vita quotidiana, nei rapporti interpersonali, negli affari e nella politica, in quei mille contatti quotidiani che si vivono in famiglia, nei luoghi di lavoro e nel tempo libero, dovunque siano in questione può irradiare tali valori a misura dell’intensità con cui sono vissuti, o negarli, o aggredirli. Quanto più la comunità cristiana e il singolo fedele saranno in grado di esibire scelte e stili di vita coerenti con il Vangelo, pur senza sottolinearlo esplicitamente, si eserciterà una forza aggregante e persuasiva sull’insieme dei comportamenti umani per la ricostruzione di una comunione sui grandi temi etici che hanno le loro radici nella rivelazione di Dio.
Per questo Gesù, prima di tutto, si dedicò a risvegliare la fiducia nel cuore delle persone. La sua fede profonda e semplice era contagiosa: se Dio si prende cura con tanta tenerezza dei passeri del campo, i più piccoli uccelli della Galilea, come non si prenderà cura di voi? Per Dio siete più importanti e amati di tutti gli uccelli del cielo. Un cristiano della prima generazione raccolse bene il suo messaggio: «Riversate su Dio ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi».
Una comunità di seguaci di Gesù deve essere, prima di molte altre cose, un luogo dove la gente si libera dalle sue paure e impara a vivere confidando in Dio. Una comunità dove si respira una pace contagiosa e si vive un’amicizia profonda che rendono possibile ascoltare oggi la chiamata di Gesù: «Non abbiate paura».
Sono convinto che l’esperienza di Dio, così come Gesù la offre e comunica, infonde sempre una pace inconfondibile nel nostro cuore, pieno di inquietudini, paure e insicurezze. Questa pace è quasi sempre il segno migliore di ciò che abbiamo ascoltato dal fondo del nostro cuore essere la sua chiamata: «Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!». Come accostarci a questo Dio?
Forse, la prima cosa è soffermarci a sperimentare Dio solo come amore. Tutto quello che nasce da lui è amore. Da lui ci viene solo vita, pace e bene. Io posso separarmi da lui e dimenticare il suo amore, ma lui non cambia. Il cambiamento si produce solo in me. Lui non smette mai di amarmi.
C’è qualcosa di ancora più commovente. Dio mi ama in modo incondizionato, così come sono. Non devo guadagnarmi il suo amore, non devo conquistare il suo cuore. Non devo cambiare né essere migliore per essere amato da lui. Inoltre, sapendo che mi ama così, posso cambiare, crescere ed essere buono.
Ora posso pensare alla mia vita: cosa mi chiede Dio, cosa si aspetta da me? Solo che impari ad amare. Non so in quali circostanze mi potrò trovare e che decisioni dovrò prendere, ma Dio aspetta da me solo che ami le persone e cerchi il loro bene, che ami me stesso e mi tratti bene, che ami la vita e mi sforzi di renderla più degna e umana per tutti. Che sia sensibile all’amore.
C’è qualcosa da non dimenticare. Non sarò mai solo. Tutti «viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» in Dio. Lui sarà sempre questa presenza comprensiva ed esigente di cui ho bisogno, questa mano forte che mi sosterrà nella debolezza, questa luce che mi guiderà per i suoi cammini.