26 Ago FESTA DELLA ASSUNZIONE DI MARIA
Ti contemplo vestita di bianco
radiosa
danzano d’amore i tuoi occhi
dolci e silenziosi
mentre di questo inquieto mare della vita
tu sei l’isola verdeggiante
dove il sole bacia l’ombra della sera.
Ed io lotto con le lacrime
che mi offuscano lo sguardo
ma il sapore delle tue parole
sull’orlo del cuore
si ferma
come luce iridescente.
Lasciami ubriacare
d’un tuo semplice sguardo splendente
lascia alle tue braccia
la libertà di stringere
ogni corpo
così che raggiunga l’estasi
dell’onda silenziosa
e lo trascini verso gioie senza limiti.
Festeggiando oggi la Assunzione di Maria, non bisogna creare equivoci. Quando la Scrittura parla di «corpo», di solito in ebraico usa il termine basar – carne» che il greco traduce con «sôma – corpo» e con «sarx – carne». L’idea sottintesa è quella della fragilità e della caducità. In questo contesto sia la risurrezione dei corpi che l’assunzione al cielo di Maria non possono essere banalizzati né letti in termini materialisti come purtroppo spesso accade. Quando diciamo «corpo», noi oggi pensiamo subito alla struttura ossea ricoperta di carne, considerandola una parte di noi stessi. Parliamo e pensiamo in termini di «anima» e «corpo», ponendo così una divisione all’interno della costituzione vitale dell’essere umano. Ragioniamo secondo la filosofia platonica per la quale il corpo è il «male» in quanto prigione dello spirito, mentre il «bene» è solo l’anima libera dalla pesantezza della materia. Il resto lo ha fatto l’educazione che ci ha colpevolizzati solo al pronunciare la parola «corpo», che nell’ascesi cattolica è diventato il ricettacolo di ogni ludibrio e di ogni peccato. Quante generazioni sono state educate nell’ossessione del corpo come fonte di peccato, creando spesso disadattati che hanno vissuto nel terrore dell’inferno!
Oggi al contrario dal disprezzo per il corpo si è passati al culto del corpo, anzi alla sua idolatria: il corpo come fonte e sorgente unica di felicità e benessere, attorno a cui si estende un immenso mercato di sfruttamento e di schiavitù. Si spendono ingenti somme e si passano molte ore a ricostruire e a sistemare il proprio corpo come un’area archeologica per apparire, magari alla tv anche solo pochi minuti. La liturgia di oggi ci invita ad avere un cuore di luce, ad essere persone solari, a mandare solo segnali di pace e di vita, ci aiuta a riflettere sul corpo come espressione visibile dell’anima e sull’anima come espressione spirituale del corpo visibile. Bisogna ritornare al messaggio biblico nella sua linearità e concretezza. La persona umana è un’«unità» armonica, è vivente perché porta in sé il respiro di Dio, fragilità, perché vive nel tempo, ed è mortalità, perché non è Dio. La psicologia moderna è più adeguata a illustrare i contenuti della teologia della resurrezione dei corpi e quindi dell’assunzione di Maria. Lo fa con il concetto di «corporeità», che è cosa ben diversa dal «corpo» fisico. Con la morte noi entriamo in un processo di decomposizione della materia che non ritorna più perché obbedisce ad una legge che Dio stesso ha voluto. Eppure con la morte nulla finisce, ma tutto continua perché l’«io» continua a vivere e a mantenere la sua identità. Questa identità è data dal concetto di «corporeità», che esprime la capacità dell’individuo di relazionarsi ad altri e di aprirsi al di fuori di sé, restando se stesso.
Dopo la morte non risorge il «corpo» come lo intendiamo noi nel nostro linguaggio occidentale, ma vive l’identità dell’«io» che pur essendo fragilità e mortalità, entra nel recinto della divinità e dell’eternità per restarci. Maria assunta in cielo significa che partecipa in anticipo su tutte le altre creature a questa comunione di vita eterna, perché lei ebbe il privilegio di essere la Dimora. Lei portò non più la nube della Gloria, ma la Gloria stessa di Dio il quale nel suo grembo volle diventare « carne,fragilità». Quella stessa carne ora viene a noi nell’Eucaristia: la Parola, il Pane e il Vino, segni di un Dio disponibile e sperimentabile.