12 Mag MARTEDI’ 12.05.2020
Giovanni 14, 27-31
Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi comanda.
Gesù, essendo stato singolarmente privilegiato nella conoscenza intima di Dio Padre, ha cercato in ogni istante di uniformarsi ai suoi desideri, alla sua volontà; si è nutrito quotidianamente della sua sapienza; in adesione al Padre ha amato la stessa croce.
Il discepolo ambisce conoscere sempre più Dio Padre, giacché la conoscenza lo fa innamorare di lui. «Appena credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo fare altrimenti che vivere solo per lui» affermo un giorno C. De Foucaould.
Il vero credente antepone la volontà di Dio a qualsiasi altro bene. Per questo bisogna saper assurgere al di sopra della frammentarietà delle nostre preoccupazioni effimere per cogliere il disegno divino che ci va rendendo Figli nel Figlio di Dio; per cogliere il tutto salvifico nel nostro frammento esistenziale, il massimo divino nel nostro minimo terrestre, l’insieme della vita trinitaria nel nostro quotidiano secondario, occorre vivere in questa prospettiva spirituale che ha continuamente vissuto lo stesso Gesù Cristo.
Solo chi è in dialogo con Dio potrà scoprire piano piano che cosa Egli desidera da noi perché si compia in noi giorno dopo giorno la pienezza della nostra vita. La contemplazione, la ‘visione’ di Dio, è questa prospettiva dialogica che si apre piano piano. Non possiamo credere di poter vedere Dio se rimaniamo bloccati nei discorsi su Dio, ma è il parlare con lui a rivelarcelo. Per colui che parla ed è in contatto con Dio, le azioni quotidiane sono una naturale forma espressiva della sua relazione con Dio. La molla delle sue azioni non sarà allora un dovere morale ma quell’amore che è tenuto vivo e nutrito dal dialogo con Dio e che si trasfonde in tutto ciò che fa.
Il dialogo apre la strada all’incontro. Con parole e con gesti, con l’ascolto e col silenzio, due soggetti seguono la stessa traccia e si incontrano: un incontro tra coscienza e coscienza, inconscio ed inconscio, essere ed essere. Il fondamento di ogni dialogo autentico è che si stia uno davanti all’altro come soggetti, Io e Tu, e non come un soggetto di fronte ad un oggetto.
Ciò significa che i partner del dialogo si scambiano se stessi e si ricevono l’un l’altro, essi sono l’uno per l’altro presenti e possono così essere presenti, qui e adesso, vale a dire vivere nel mistero della pienezza del presente. Questa è l’esperienza di Gesù narrata a noi nel testo su cui stiamo riflettendo. I dialogo con Dio è un evento in cui accade un incontro personale. Qui non c’è uno scambio di un ‘contenuto’, ma c’è Dio che comunica la sua presenza ad un essere umano. Di fronte alla presenza di Dio, la vita concreta di questa persona viene riempita di senso. Il ‘sì’ alla presenza di Dio è sufficiente per entrare in dialogo con Dio. La persona umana esce da questo dialogo col compito di testimoniare e ‘fare’ quella presenza che ha incontrato. Il “Bisogna che il mondo sappia “ è la testimonianza di Gesù.
Il dialogo di Gesù coi Padre è il modello del nostro dialogo con Dio-Padre. Possiamo rivolgerci a Dio con la stessa confidenza avuta da Gesù. Possiamo confidare che Gesù non si dimenticherà di noi, sue sorelle e suoi fratelli, nel dialogo col Padre. Egli si mette dalla nostra parte, mostrandoci così l’amore del Padre per noi suoi figli.
L’apertura del cuore avviene grazie all’amore e porta all’amore ed io vengo trasformato in amore perché Dio mi precede, mi prende con sé, mi attira a sé facendomi arrivare là dove io mi sento veramente a casa.
Il dialogo con Dio porta la mia limitata esistenza umana sempre più profondamente nella vasta e beatificante presenza di Dio: Dio mi attira in essa, io sono divinizzato e lui diventa in me carne e sangue. La relazione con Dio, nostro Tu eterno, sta all’origine della nostra vita. Nello scambio con lui, che per noi è presente sempre ed ovunque, la nostra vita può svilupparsi in pienezza. Dio stesso prende l’iniziativa per questo scambio e tiene salde le fila del dialogo. Se ci apriamo a Dio, il dialogo con lui ci porta sulla strada di una vita intensa e felice. A tal fine, però, è necessario che il dialogo abbia una forma autentica e che sia vissuto in modo stabile e duraturo.