Guariento Mario | VENERDI’ 08.05.2020
Tutte le opere, i commenti, le riflessioni di Don Mario Guariento
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VENERDI’ 08.05.2020

08 Mag VENERDI’ 08.05.2020

Giovanni 14,1-6

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. & no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi renderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via. 
Al termine dell’ultima cena, Gesù si congeda dai suoi: non starà con loro ancora per molto. I discepoli rimangono turbati e spaventati. Anche se non parla loro chiaramente, tutti intuiscono che presto morirà. Che ne sarà di loro senza di lui?
Gesù li vede affranti. È il momento di rafforzarli nella fede, insegnando loro a credere in Dio in modo diverso: Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Devono continuare ad avere fiducia in Dio, ma d’ora in poi devono credere anche in lui, poiché è la via migliore per credere in Dio.
Gesù apre loro un nuovo orizzonte. La sua morte non deve far naufragare la loro fede. In realtà, li lascia per incamminarsi verso il mistero del Padre. Ma non li dimenticherà. Continuerà a pensare a loro, preparerà loro un posto nella casa del Padre e un giorno tornerà per portarli con sé. Alla fine saranno di nuovo insieme per sempre!
Per i discepoli è difficile credere a qualcosa di cosi grandioso. Nel loro cuore nascono ogni sorta di dubbi e di interrogativi. Anche a noi succede qualcosa di simile: tutto questo non è un bel sogno? Non è un’illusione ingannevole? Chi può garantirci un simile destino? Solo Tommaso, con il suo solito senso della realtà, gli pone una domanda: come possiamo conoscere la via che conduce al mistero di Dio?
La risposta di Gesù è una sfida inattesa: «Io sono la via, la verità e la vita». Non si conosce nella storia delle religioni un’affermazione tanto audace. Gesù si offre come la via che possiamo percorrere per entrare nel mistero di un Dio Padre. Egli ci può svelare il segreto ultimo dell’esistenza, ci può comunicare la vita piena a cui aspira il cuore umano.
Sono molti oggi gli uomini e le donne che sono rimasti senza vie che li conducano a Dio. Non sono atei, non hanno mai rifiutato Dio in maniera cosciente. Neppure loro sanno se credono o meno. Forse hanno lasciato la Chiesa perché non vi hanno trovato una via attraente per cercare con gioia quel mistero ultimo della vita che noi credenti chiamiamo «Dio».
Abbandonando la Chiesa, alcuni hanno abbandonato anche Gesù. Ma da queste modeste righe voglio dirvi qualcosa che parecchi di voi intuiscono: Gesù è più grande della Chiesa. Non confondete Cristo con i cristiani, non confondete il suo vangelo con le nostre omelie. Anche se lasciate tutto, non rimanete senza Gesù. In lui troverete la via, la verità e la vita che noi non abbiamo saputo mostrarvi. Gesù vi può sorprendere.
L’ultima intervista radiofonica di Barth, del novembre 1968, si concludeva così. «L’ultima parola, che io come teologo e anche come cristiano ho da dire, non è un concetto, come «grazia», ma un nome: Gesù Cristo. Egli è la grazia, ed egli è l’ultimum, al di là del mondo e della chiesa e anche della teologia. Nella mia lunga vita mi sono impegnato in misura crescente nell’esaltazione di questo nome e nel dire: là!, non c’è salvezza in nessun altro nome che in questo. Là infatti c’è anche la grazia. Là c’è anche l’impulso al lavoro, alla lotta, e quindi anche l’impulso alla comunione, alla solidarietà. Là c’è tutto quello ch’io nella mia vita ho provato di debolezza e stupidità. Ma è là».
Nella notte tra il 9 e il 10 dicembre dello stesso anno, Karl Barth ritornò nelle braccia del suo Signore; fino alla sera tardi, ascoltando il suo amatissimo Mozart  aveva lavorato per una conferenza che avrebbe dovuto tenere a Zurigo, in occasione della settimana ecumenica di preghiera.
«Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi; per lui essi tutti vivono, dagli apostoli fino al padri dell’altro ieri e di ieri…» Furono le ultime parole da lui scritte. Ma la frase è rimasta interrotta.