Guariento Mario | TERZA DI AVVENTO: il testimone della luce. Giov. 1,6-8. 19-28
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TERZA DI AVVENTO: il testimone della luce. Giov. 1,6-8. 19-28

15 Dic TERZA DI AVVENTO: il testimone della luce. Giov. 1,6-8. 19-28

È curioso il modo con cui il vangelo di oggi presenta la figura del Battista: un “uomo”, senza ulteriori qualifiche. Vede se stesso semplicemente come «voce di uno che grida nel deserto». Eppure Dio lo manda come «testimone della luce», capace di suscitare la fede in tutti. Ma cosa significa essere testimone della luce? Il testimone è come Giovanni. Non dà importanza a se stesso. Non cerca di essere originale o di richiamare l’attenzione. Semplicemente vive la propria vita in modo convinto. Si vede che Dio la illumina: egli lo irradia col suo modo di vivere e di credere. Il testimone della luce non parla molto, ma è una voce. Vive qualcosa di inconfondibile. Comunica ciò che lo fa vivere. La vita del testimone attrae e suscita interesse. Egli non colpevolizza nessuno, non condanna: infonde fiducia in Dio, libera da paure. È come il Battista si sente debole e limitato. Molte volte sperimenta che la sua fede non trova sostegno o non ha risonanza sociale. Si vede addirittura circondato da indifferenza o da rifiuto. Ma il testimone di Dio non giudica nessuno, non vede gli altri come avversari da combattere o da convincere: Dio sa come incontrarsi con ciascuno dei suoi figli e delle sue figlie.  Si dice che il mondo attuale stia diventando un «deserto», ma attraverso i testimoni riusciamo a sapere qualcosa di Dio e dell’amore e di come si placa la sete di felicità che c’è nell’essere umano. La vita è piena di piccoli testimoni. Sono credenti semplici, umili, noti solo a quelli che sono loro vicini. Persone buone nell’intimo, vivono basandosi sulla verità e sull’amore. Essi ci «rendono diritta la via» verso Dio. Sono la cosa migliore che abbiamo nella Chiesa. I grandi movimenti religiosi sono quasi sempre sorti nel deserto. Sono gli uomini e le donne del silenzio e della solitudine che, poiché hanno visto la luce, possono trasformarsi in maestri e guide dell’umanità. Nel deserto non è possibile il superfluo. Nel silenzio si ascoltano solo le domande essenziali. Nella solitudine sopravvive solo colui che si nutre di ciò che è interiore. Nel quarto vangelo, il Battista viene ridotto all’essenziale. Non è il Messia, né Elia redivivo, né il Profeta atteso: è «voce che grida nel deserto». Nella società dell’abbondanza e del progresso diventa sempre più difficile ascoltare una voce che viene dal deserto. Quello che si sente è piuttosto la pubblicità del superfluo, la divulgazione del banale, la tiritera dei politici e i discorsi religiosi interessati. Qualcuno potrebbe pensare che non sia più possibile conoscere testimoni che ci parlino dal silenzio e dalla verità di Dio. Non è così: in mezzo al deserto della vita moderna, si possono trovare persone che irradiano sapienza e dignità, poiché non vivono del superfluo. Uomini e donne semplici, profondamente umani. Non dicono molte parole: è la loro vita a parlare.
Costoro ci invitano, come il Battista, a farci «battezzare», a immergerci in una vita diversa, a ricevere un nuovo nome, a «rinascere» per non sentirci un prodotto di questa società o figli dell’ambiente in cui viviamo, ma figlie e figli amati da Dio.
«In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». Le sue parole sono tali che, lette oggi da noi che ci diciamo cristiani, continuano a far sorgere domande inquietanti nel nostro intimo. Gesù è tra noi, ma lo conosciamo veramente? Siamo in comunione con lui? Lo seguiamo da vicino? Di certo nella Chiesa parliamo in continuazione di Gesù. In teoria, non c’è nulla di più importante per noi. Ma poi ci rigiriamo a tal punto sulle nostre idee, sui nostri progetti e sulle nostre attività, che non di rado Gesù resta ai margini o fuori della nostra vita. Siamo noi stessi, senza rendercene conto, a «oscurarlo» col nostro protagonismo.
Forse, la maggiore disgrazia del cristianesimo è che ci sono tanti uomini e tante donne che si dicono «cristiani», ma nel cui cuore Gesù è assente. Non lo conoscono, non vibrano con lui. Egli non li attrae né li seduce. Gesù è una figura inerte e spenta, è muto, non dice loro nulla di speciale che animi le loro vite. La loro esistenza non è segnata da Gesù. Questa Chiesa ha urgente bisogno di «testimoni» di Gesù, di credenti che gli somiglino maggiormente, di cristiani che, con il loro modo di essere e di vivere, rendano più facile il cammino che porta a credere in Cristo. Abbiamo bisogno di testimoni che parlino di Dio come parlava lui, che comunichino il suo messaggio di compassione e di misericordia come faceva lui, che come lui trasmettano la fiducia nel Padre.