05 Dic AVVENTO. Seconda domenica di Avvento.
Seconda domenica di Avvento. Attendere nel desiderio di pienezza.
In Giovanni viene personalizzata la voce che prepara il cammino di Dio nella storia. La geografia del cammino di Dio è costituita da tre elementi: il deserto, il Giordano, il cammino.
Da questo terzo elemento nascerà il grande tema della sequela che diventerà decisivo in tutto il vangelo di Marco.
«Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico».
Marco descrive Giovanni il battezzatore come fosse l’Adamo, abitante del giardino di Eden.
Era rivestito con una cintura di pelle. Questa cintura di pelle non è posta lì a caso. I piccoli particolari nella Scrittura sono qualche volta determinanti.
Sembra quasi che l’evangelista abbia voluto metterci di fronte a ciò che si era verificato all’inizio stesso dell’esperienza del peccato. In Genesi 3, 21 l’autore sacro dice che il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelle e li vestì.
Giovanni Battista è l’Adamo dopo la caduta, il portatore di una promessa, ma non colui che avrebbe realizzato la promessa stessa. E’ un Adamo che viene accudito da Dio, è un Adamo ancora in cammino verso la redenzione, incontro al Messia: “Non sono io l’uomo nuovo, non sono io colui che vi introdurrà definitivamente nella terra; verrà un altro più forte di me; di lui io non sono degno neppure di sciogliere i legacci dei sandali.” Giovanni sono io, se tu. E’ l’ Adamo consapevole della misericordia di Dio e diventa così il simbolo del credente che attraversa il deserto della vita sotto la protezione amorosa di Dio-Padre.
E’ l’immagine dell’uomo che ha ricevuto il dono della compunzione del cuore; ha visto davanti a sé una strada aperta da Dio e, penitente, ma fiducioso, cammina lungo il deserto, senza aver ancora raggiunto la meta.
Annunciava un battesimo dello Spirito Santo che Marco vedrà realizzato da Gesù, fonte della grazia creatrice di Dio: egli farà sì che gli uomini superino il loro vecchio spazio di peccato, aprendosi allo Spirito della nuova nascita. “Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”.
È commovente questa consapevolezza di Giovanni. Un uomo che attraversa il deserto con la fiducia nella realizzazione delle promesse, che non monta mai in superbia, che è sempre consapevole della propria relatività, che non smette mai di essere un dito puntato verso colui che deve venire, è un uomo di Dio che a me, a te anche oggi.
E’ l’unica voce, unico segno di vita nel vasto deserto; una voce che chiama a rivolgere il cuore verso Colui che sarà la Parola, la salvezza: una voce che indica la via dell’ascesi, la necessità del ritorno, anzi il momento stesso del ritorno.
Viene uno che è più forte di me: è già in cammino, è già per strada, mi sta alle spalle il più forte di me.
Io vi immergo, ma egli vi immergerà nello Spirito santo, la fornace di Dio.
E come se Giovanni dicesse: Io sono riuscito soltanto a costruire questa icona di uomo con la polvere e con l’acqua, con il fango della terra. Ma adesso verrà qualcuno che insufflerà dentro questo impasto di fango e l’uomo diverrà vivente, diverrà volto di Dio.
Tutto ciò che Giovanni può fare è preparare lo spazio in cui poi potrà essere effuso lo Spirito santo; è qui presente una specie di reciprocità; egli vi immergerà nello Spirito santo e l’uomo diviene vivente, spazio abitato dallo Spirito di Dio.
Ecco l’annuncio della novità: una pienezza di vita che soltanto Colui che sta per venire potrà attuare nei cuori deserti trasformandoli in oasi dove assaporare l’estasi dell’amore.