Guariento Mario | DOMENICA DI PENTECOSTE
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DOMENICA DI PENTECOSTE

12 Mag DOMENICA DI PENTECOSTE

Pentecoste: inizia l’era dello Spirito Santo, la nostra era. Senza il fuoco dello Spirito il cristianesimo è arido dogma; senza il vento dello Spirito la Chiesa è solo organizzazione e legislazione; senza l’ebbrezza dello Spirito la Croce è pura follia, Cristo Gesù soltanto un grande del passato che non coinvolge la mia vita. E’ venuto lo Spirito, nella camera alta a Gerusalemme; viene ancora come lingua che pronuncia l’unità degli uomini; come Donatore da cui invocare il dono più alto: la vita stessa di Dio, il dono più quotidiano: un libero e forte cuore.

Tu che sei la nostra pace e la nostra energia, tu che conforti e poi incalzi la vita. Kyrie eleison

Tu che sei l’eterno vivente, contemporaneo a ciascuno, tu il vicino-lontano,

Kyrie eleison

Tu che sostieni ogni vita e rinnovi il volto delle cose con il calore dell’amore, Kyrie eleison

Pentecoste non è una data del calendario, segnata cinquanta giorni dopo Pasqua, ma è una forza per entrare nelle dinamiche profonde, primordiali di tutto ciò che esiste, una forza che attraversa le barriere del tempo. Sorgente del calendario della vita.

Difatti, secondo Giovanni, Pentecoste è la sera stessa di Pasqua; negli Atti degli Apostoli accade cinquanta giorni dopo; il Salmo tra le letture la colloca all’inizio, al di là del tempo: “Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra da sempre”; san Paolo fa la Pentecoste contemporanea a ciascuno, è per ogni giorno la ricchezza dei carismi.

La prima lettura racconta un evento che ha scardinato gli Apostoli: un gruppo che si sta sfaldando, chiuso nella paura, che improvvisamente affronta la città, predicando qualcosa di incredibile: la Risurrezione di Gesù. E non erano professionisti della Parola, solo dei pescatori, non si fidavano della loro eloquenza, ma di qualche cosa d’altro. Qualcosa che li ha talmente riempiti da farli sembrare ebbri, “come ubriachi”, racconta il libro degli Atti, come fuori misura.

Bisogna essere un po’ fuori misura per parlare di Cristo, un po’ ebbri, altrimenti non riscaldi il cuore di nessuno. Perché troppa gente è ebbra di pessimismo. Lo Spirito Santo ci vuole tutti un po’ebbri, ma di pace, di speranza, di fiducia., di perdono.

Dal racconto di quelle vite ribaltate possiamo capire che lo Spirito è novità , anzi è creazione nuova, è forza inattesa. Non è esatto chiamarlo semplicemente consolatore, è riduttivo. Più precisamente Egli è il difensore, Colui che ti cinge di forza e di coraggio, come accade al gruppo degli undici, fatti uomini nuovi non solo consolati.

La Chiesa prega: Veni Creator Spiritus, vieni Spirito Creatore e subito evoca il racconto di Genesi quando lo Spirito aleggiava sulle acque prenatali e immetteva nella creazione la vibrazione vitale, il palpito, il battito dolce e forte della vita.

Il Salmo 103 aggiunge: “ togli il tuo respiro e tutto ritorna polvere”. Ma soprattutto è l’uomo che ritorna alla polvere, perché lo Spirito è in noi come principio di vita. “Il Signore plasmò l’uomo con polvere dal suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita”. E l’uomo divenne un essere vivente.

Ecco che cosa è da sempre lo Spirito! Il principio sorgivo di tutto ciò che vive e che respira. Con Gesù questo però non basta, lo Spirito diventa qualcosa di più: non semplicemente Colui che ricostruisce Adamo, ma Colui che crea in me la possibilità di essere Cristo. Costruisce non solo Adamo, ma Cristo in me.

Ricevete lo Spirito Santo” e alitò su di loro. Negli Apostoli respira ora il respiro di Cristo, si muove il principio vitale e luminoso di Cristo, ciò che faceva diversi i suoi orizzonti, che faceva unico il suo modo di amare. Respira negli apostoli come nuovo respiro quello Spirito che spingeva Gesù a fare dei poveri i principi del suo Regno, che l’ha vestito di luce sul Tabor, che ha reso durissimo nell’amore quel volto incamminato verso Gerusalemme, quel soffio che ha rotolato via la pietra dalla bocca del sepolcro.

Lo Spirito ci porta dentro alla dinamica fondamentale della vita di fede. Senza lo Spirito Gesù Cristo resta solo un grande del passato ma che non raggiunge il mio oggi. Lo Spirito, invece, scavalca il tempo, ne annulla la barriera, è soffio che non lascia dormire la polvere dei secoli né questo pugno di polvere che siamo noi, ma ci attraversa come una spada di luce. E incarna il Verbo in noi, riporta al cuore le sue parole.

Lo Spirito è donato come respiro e come fuoco. Il fuoco è il simbolo in cui sono consumati tutti gli altri simboli di Dio, simbolo anche della nostra esperienza più umana: del calore che sostiene e conforta e difende l’esistenza di ogni uomo.

Parlando degli ultimi giorni, Gesù un giorno aveva annunciato un rischio grandissimo. Nel Vangelo di Matteo dice: “L’amore di molti si raffredderà in quei giorni”. L’amore che si raffredda è il vero male, ancora più della sofferenza, ancora più della violenza. Il raffreddarsi dell’amore, il gelo e l’indifferenza dei rapporti umani e l’avarizia glaciale dei sentimenti è il segno della fine del mondo, della fine dell’uomo. Ultimo stadio del male è il raffreddarsi dell’amore. E lo Spirito viene a difendere il caldo dell’amore, a sostenerci nel grande compito di non lasciare raffreddare l’amore. Come fare?

Nella predicazione degli Apostoli a Gerusalemme la gente rispose con questa stessa domanda a Pietro: “E noi che cosa dobbiamo fare?” E’ la domanda che ogni predicatore del Vangelo spera di sentirsi rivolgere, è la più importante per avviare in noi la nuova creazione, perché unisce mente e azione.

E Pietro risponde, e la sua risposta vale ancora oggi, e la sua risposta è bella e nuova anche per noi. Dice: “Ravvedetevi e lasciatevi immergere in Cristo”. Ravvediti, cambia modo di pensare, cambia i giudizi, cambia gli occhi con cui guardi il mondo e i valori con cui esalti o umili le persone, e poi lasciati battezzare cioè immergiti in Cristo, rivestiti di Cristo, avvolgiti di Cristo.

In un passo del Vangelo apocrifo di Tommaso, Gesù dice: “Stare vicino a me è stare vicino al fuoco”. Lo Spirito porta Cristo vicino a me, vicino come il respiro, intimo come il Pane e la Parola mangiati, vicino come un calore, come una luce calda, come un sentimento buono.

Allora capisco che il Dio che cerco non è semplicemente un Dio da venerare e da adorare nell’alto dei cieli, ma un Dio che con me e con tutti i suoi figli, ride e gode nei caldi giochi del sole e dell’estate. E nel calore dei gesti d’amore. E fa di me una nuova creatura.

Ma che cosa deve fare chi ha lo Spirito di Gesù? Gesù stesso lo ha detto: “A coloro cui perdonerete i peccati saranno perdonati, a coloro cui non perdonerete non saranno perdonati” . Non è una parola riservata ai preti, è parola rivolta a tutti coloro che hanno ricevuto lo Spirito, uomini e donne, laici e pastori. “Perdonate” che vuol dire create attorno a voi strutture di riconciliazione; tutto intorno a voi create sistemi di pace, strade di avvicinamenti, aprite porte, riaccendete il calore, riannodate sentimenti di fiducia.

Come è possibile che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?” Ebbene, questa esperienza è possibile ancora perché c’è un combaciare fra te e le persone, fra me e le creature, molto più profondo che non la comprensione. Un combaciamento esiste, più intimo delle parole che spiegano, tra te e il tuo amico, tra te e il tuo amore, tra te e tuo figlio, o tuo marito, o tua madre. E questo accade quando qualcuno ha edificato attorno a sè strutture di comunione. Ed è lo Spirito.

Perché lo Spirito, che è il battito dolce e il battito ardente della vita in ciascuno, si rivolge direttamente al cuore di tutti e di ciascuno, dentro la Chiesa e fuori dalle Chiese. E dentro ciascuno consolida e rafforza ciò che ci fa più umani, ciò che ci fa inconfondibili nell’universo, ciò che ci compone tutti in unità. Lo Spirito consolida e rafforza in ciascuno la certezza più umana che abbiamo: l’aspirazione alla pace, alla gioia, alla vita, all’amore (Vannucci). E poi consolida in noi Cristo, consolida Dio in noi, pienezza dell’umanità. Lo Spirito conferma ciò che a tutti è caro, e cara a ciascuno diventa la sua parola, caro il suo calore.

Lo Spirito, misterioso cuore del mondo, vento sugli abissi, fuoco del roveto, amore in ogni amore. Lo Spirito estasi di Dio, il fluire verso noi di Dio stesso.

Riascoltiamo alla fine la preghiera d’inizio, riascoltiamo quella espressione, quel verso bellissimo: “O Spirito Santo effusione ardente della vita d’amore”. Effusione: un soffio di vita ci raggiunge, ci sfida, ci percuote come un’onda dall’infinito, la cui sorgente non si esaurirà mai. Ardente: con l’alta temperatura in cui soltanto avvengono nella natura e nel cuore i veri cambiamenti: ed è il calore dell’amore, vampa di Dio, frammento di Dio infuocato. Effusione ardente della vita d’amore di Dio in noi. Scintilla in cui si abbrevia il fiume di fuoco, che ci è consegnata, se solo ci apriamo con fiducia alla pentecoste perenne:

Vieni, Spirito creatore, vieni effusione ardente di Dio,

estasi della vita d’amore,

fa’ di noi dei viventi,

forti del tuo fuoco, vivi della tua vita.

Preghiera

Vieni o Spirito, cuore del mondo, bellezza salvatrice, amore in ogni amore.

Tu sei il vento sugli abissi, tu il respiro al primo Adamo,

tu la vita in ogni vita.

Vieni tesoro senza nome, riempi le anfore vuote,

affatica il cuore con il richiamo di cose grandi.

Vieni, vita che più non muore,

vieni arpa segreta, canto melodioso,

parola di Profeti come spada e come luce.

Soffia su di noi,

o novità senza alba e senza tramonto,

luce che porti luce al cuore.

Tu che custodisci ogni germoglio

di vita che fatica a fiorire.

Vieni forza che tutto porti a pienezza,

vieni energia imprudente,

libera e bellissima,

porta amore coraggio e libertà.

Vieni effusione ardente della vita d’amore di Dio

Fa’ che amiamo la vita con libero e forte cuore. Amen